
Non è una politica, né un volto da prima pagina. Eppure, dietro alcuni dei momenti più delicati della diplomazia internazionale, c’è sempre lei. Una figura riservata ma potentissima, capace di entrare in stanze dove pochi possono permettersi di bussare. Durante un recente discorso alla Knesset, è stato Donald Trump in persona a romperne la discrezione: “Guardatela là, tranquilla e innocente. Ma ha sessanta miliardi in banca”. Parole che hanno scatenato un’ondata di curiosità mondiale, riportando sotto i riflettori un nome che negli ambienti di potere conta più di molti ministri.
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Miriam Adelson, la miliardaria che influenza due mondi
Classe 1945, nata a Tel Aviv e cresciuta a Haifa, Miriam Adelson è una delle figure più influenti tra Israele e Stati Uniti. Medico di formazione, ha dedicato gran parte della sua carriera alla ricerca sulle dipendenze da sostanze, ma la sua vera forza si è rivelata nel mondo dell’informazione e della politica.
Dirige il quotidiano “Israel Hayom”, il giornale più letto del Paese, spesso considerato vicino alle posizioni conservatrici del premier Benjamin Netanyahu.
Negli Stati Uniti, invece, la sua influenza si estende fino ai vertici del Partito Repubblicano: attraverso la fondazione “Adelson Family Foundation”, ha sostenuto con donazioni milionarie le campagne di Donald Trump e di altri leader conservatori. Solo nel 2020, le sue contribuzioni politiche hanno superato i 100 milioni di dollari.

Il legame con Netanyahu e le tensioni dietro le quinte
Insieme al marito Sheldon Adelson, scomparso nel 2021, Miriam è stata per anni una delle principali sostenitrici economiche di Netanyahu. Il loro giornale, Israel Hayom, è stato a lungo considerato una voce a favore del premier. Tuttavia, negli ultimi anni, tra i due si sarebbe creata una frattura silenziosa.
Durante una testimonianza resa nel processo per corruzione a carico dell’ex premier, la stessa Adelson ha raccontato un episodio rivelatore:
“Mi ha detto che se l’Iran ottiene l’arma nucleare e Israele viene annientato, sarà colpa mia perché non sto difendendo abbastanza Bibi”.
Un’accusa che la dice lunga sul peso politico che le viene attribuito in patria.
La mano invisibile nell’accordo su Gaza
Dietro le trattative che hanno portato alla liberazione di parte degli ostaggi a Gaza e all’accordo di cessate il fuoco, molti diplomatici riconoscono un ruolo determinante a Miriam Adelson.
Pur lontana dai riflettori, la miliardaria avrebbe agito da ponte riservato tra Washington, Tel Aviv e alcuni governi europei, sostenendo canali di dialogo informali e partecipando personalmente a incontri con le famiglie dei prigionieri.
Fonti diplomatiche americane hanno confermato che la filantropa ha svolto un ruolo di mediazione “decisivo ma non ufficiale”, sfruttando la sua rete di contatti tra i vertici israeliani e l’amministrazione statunitense.
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