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Andrea Sempio, cosa è stato costretto a fare: l’annuncio del suo avvocato

Non c’è alcuna condanna, nessuna misura cautelare. Ma per Andrea Sempio, 37 anni, la quotidianità è già stata stravolta. Indagato nella riapertura del caso Chiara Poggi, la giovane uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007, Sempio si trova al centro di un’esposizione mediatica e sociale che ha avuto ripercussioni devastanti sulla sua vita personale e professionale, tra minacce, inseguimenti dei media, problemi sul lavoro e un progressivo isolamento. Cosa è stato costretto a fare?

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Vita stravolta: dal trasloco forzato alla fuga dai riflettori

Il primo cambiamento visibile è stato l’abbandono dell’appartamento a Voghera. Ufficialmente, il proprietario avrebbe deciso di vendere l’immobile, come spiegato dalla legale Angela Taccia al Giorno: «Non è stato sfrattato, e di certo non per le indagini. Gli è stato chiesto di liberare casa entro luglio». Ma nel quartiere si respira tutt’altro clima: da quando la casa è stata perquisita il 14 maggio scorso, l’afflusso di giornalisti, curiosi e telecamere è diventato incessante. Un’esposizione insostenibile, tanto da spingere Andrea Sempio a tornare a vivere con i genitori. A confermarlo è anche il padre, Giuseppe Sempio, ai microfoni di Telelombardia: «Non vive più a casa sua, per ‘sta storia che è indagato». E mentre da un lato si cerca di sminuire le ragioni del trasferimento, resta il sospetto che le attenzioni mediatiche abbiano avuto un ruolo determinante nel cambiare il destino di quell’appartamento.

Andrea Sempio, pressioni anche sul lavoro

Anche la vita lavorativa di Andrea ha subito una brusca deviazione. Impiegato in un negozio di telefonia, è stato preso di mira da personaggi pubblici come Fabrizio Corona, che si sono introdotti fingendosi clienti per poi filmare tutto di nascosto. Episodi simili hanno provocato un tale disagio da spingere Sempio a valutare nuove mosse, come già accaduto a marzo dopo le prime notizie sulle indagini. Alla fine, la soluzione è stata logistica: cambio quotidiano di sede, con trasferimenti in punti vendita fuori provincia, lontani dai riflettori. Un modo per continuare a lavorare, ma con una sensazione di precaria normalità che si rinnova ogni mattina.

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