
Nel 2017 Andrea Sempio finì brevemente sotto indagine per l’omicidio di Chiara Poggi, in seguito a una denuncia presentata dalla madre di Alberto Stasi. Le intercettazioni ambientali dell’epoca, oggi sono tornate alla luce. Cosa aveva confidato Sempio al padre? Dialoghi familiari, soliloqui in auto e sfoghi amari rivelano la pressione mediatica e investigativa di un caso che, a distanza di anni, continua a far discutere.
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Le intercettazioni del 2017: “Non sono tranquillissimo”
Era il 9 febbraio 2017 quando Sempio, all’epoca indagato, si preparava a essere interrogato. In una conversazione registrata dai carabinieri, la madre gli chiede se fosse preoccupato. La risposta è cauta: «No, preoccupato no. Di sicuro non sono tranquillissimo», riporta Il Messaggero. A rincuorarlo è il padre, che gli suggerisce una linea: «Dì che sono passati dieci anni, che non ti ricordi… e poi tutto quello che è stato dichiarato è stato riscontrato». A emergere è anche la strategia difensiva: «Se loro tirano fuori la storia del Dna, allora ne parliamo. Ma se non la tirano fuori, la valutiamo». Il padre sottolinea l’importanza dell’archiviazione a suo nome, quasi a voler chiudere simbolicamente e legalmente ogni spiraglio.

Il Dna e le domande senza risposta
Sempio è registrato anche mentre parla da solo in macchina, senza sapere di essere intercettato. L’11 febbraio 2017 riflette a voce alta: «Qui c’è in ballo trent’anni di galera», e confessa il proprio smarrimento: «Mi fanno domande di genetica su come funziona il Dna. Non sono un genetista, non ho accesso ai dati». Il riferimento è alla traccia genetica ritrovata sul corpo di Chiara Poggi – una scoperta al centro della denuncia presentata da Paola Stasi, madre di Alberto. In base a quella segnalazione, il Dna sarebbe riconducibile proprio a Sempio, che però, al momento dell’interrogatorio, sembra già sapere di essere al centro di quell’ipotesi investigativa, poi destinata comunque all’archiviazione. Che altro ha detto?
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