
Garlasco, arrestato Flavius Savu. La prima dichiarazione: “Collaborerò”. Il cittadino romeno di 41 anni è stato recentemente arrestato a Zurigo, in Svizzera, su mandato internazionale dopo anni di latitanza. Savu era stato condannato nel 2018 a cinque anni di reclusione per estorsione aggravata ai danni di don Gregorio Vitali, allora rettore del santuario della Bozzola di Garlasco. L’uomo, insieme al connazionale Florin Tanasie, aveva ricattato il sacerdote nel 2014, costringendolo a versare ingenti somme di denaro con la minaccia di diffondere video compromettenti di natura personale. L’inchiesta che ne seguì rivelò un inquietante giro di ricatti a sfondo sessuale legato al santuario, gettando un’ombra su diversi ambienti locali e ampliando i sospetti anche sull’omicidio di Chiara Poggi, un caso che da anni scuote l’opinione pubblica italiana.

Il santuario al centro delle ombre: tra fede, scandali e sospetti
Il caso Savu ha riacceso i riflettori su uno degli episodi giudiziari più discussi degli ultimi due decenni. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, la rete di estorsioni vedeva come centro nevralgico il santuario, un luogo religioso che negli anni si è trovato involontariamente al centro di scandali e speculazioni. La vicenda di Savu, rimasto irreperibile fin dal primo processo, si intreccia così con le indagini relative al delitto di Garlasco, portando a nuove domande sulle possibili connessioni tra i due casi.

L’album fotografico scomparso e le piste mai chiarite
Durante l’indagine, sono emersi elementi che hanno rafforzato i sospetti su legami tra il gruppo di estorsori e alcuni eventi misteriosi avvenuti nella zona. Tra questi, la sparizione di un album fotografico con immagini di Chiara Poggi e Alberto Stasi durante una visita al santuario, sequestrato a casa di Stasi ma successivamente scomparso dagli archivi. Questo particolare, mai del tutto chiarito, ha alimentato ulteriori ipotesi investigative, pur restando privo di riscontri certi.
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