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Attentato a Ranucci, l’allarme shock dell’avvocato: “Chi lo aveva contattato”

ranucci

Un’esplosione nella notte, un’auto ridotta a un ammasso di lamiere e un giornalista finito di nuovo nel mirino. È la storia di Sigfrido Ranucci, conduttore di Report su Rai 3, vittima di un tentato attentato sotto casa a Pomezia. Le indagini, ancora in corso, aprono scenari inquietanti.

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L’attentato di Pomezia e la pista del cartello messicano

La notte di giovedì 16 ottobre, un boato ha scosso la quiete di Pomezia: l’auto di Ranucci è esplosa nel parcheggio sotto casa. Gli investigatori della Dda stanno passando al setaccio le immagini delle telecamere della zona e analizzando le tracce dell’esplosivo utilizzato.

Tra le ipotesi al vaglio, secondo indiscrezioni, anche quella che porta al cartello messicano di Sinaloa. Un collegamento che affonda le radici in un episodio del 2024, quando, dopo un servizio di Report sugli interessi dei narcos albanesi e i rapporti con Sinaloa, il giornalista aveva ricevuto messaggi minatori da un avvocato, Alexandro Maria Tirelli, riporta Libero Quotidiano. “Mi confidò di avere avuto l’incarico dal cartello per compiere un’attività di depistaggio e dossieraggio contro di me. Denunciai tutto. Fu sentito in Procura, ma senza alcun esito”, ha ricordato Ranucci.

Le rivelazioni dell’avvocato Tirelli: “Parole inquietanti contro Ranucci”

Intervistato da Il Messaggero, Tirelli, presidente delle Camere penali internazionali, ha ricostruito il contesto di quelle minacce. “Fui contattato da alcuni soggetti provenienti dal Messico nel contesto di interlocuzioni che riguardavano questioni di riciclaggio internazionale. Non accettai quegli incarichi”, ha spiegato.

L’avvocato ha aggiunto: “Nel corso di quei contatti, mi capitò di ascoltare commenti molto gravi e inquietanti riferiti a Ranucci. Il tono e il contenuto lasciavano presagire un possibile intento di vendetta. La gravità di quanto udito mi indusse a interrompere ogni rapporto e a informare sia il giornalista che il procuratore di Roma”. Tirelli, tuttavia, esclude che l’attentato sia riconducibile direttamente al cartello messicano: “Si tratta di soggetti estremamente potenti e strutturati. Se decidono di agire, lo fanno con modalità precise, senza errori o intenti dimostrativi”.

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