Sempre più italiani fanno fatica ad arrivare a fine mese. Il rincaro dei prezzi è dovuto sia alla crisi economica che alla guerra in Ucraina. Il Governo sta vagliando nuovi modi per fare fronte ai rincari degli ultimi mesi. Ad esempio, in questi giorni verrà erogato il bonus di 200 euro. A riceverlo per primi saranno i pensionati, poi i lavoratori dipendenti dotati di autocertificazione e poi le altre categorie che beneficeranno della misura. Oltre questo sostanzioso aiuto, potrebbe arrivare presto un nuovo bonus in busta paga: vediamo nel dettaglio di che cosa si tratta e a chi spetta. (Continua a leggere dopo la foto)
Aumento in busta paga, arriva un nuovo bonus: a chi spetta e da quando
Potrebbe arrivare presto un nuovo bonus in busta paga che andrebbe così ad aiutare le tasche degli italiani davanti al costante aumento dei prezzi. Oltre al bonus di 200 euro che verrà erogano nei prossimi giorni, il Governo starebbe valutando infatti un taglio provvisorio del cuneo fiscale, che si tradurrà nelle buste paga dei lavoratori con un aumento della retribuzione netta, a parità di lordo. Il cuneo fiscale è infatti l’insieme delle imposte e dei contributi che le aziende e i singoli lavoratori devono pagare sullo stipendio. Tagliandolo si assottiglierebbe dunque la differenza tra il lordo e il netto. La misura dovrebbe interessare però solo una fascia di lavoratori, ovvero quelli che hanno un reddito da lavoro dipendente lordo non superiore ai 35 mila euro. Quando dovrebbe avvenire ciò? (Continua a leggere dopo la foto)
Quando dovrebbe arrivare
La misura dovrebbe attivarsi per le ultime quattro buste paga del 2022, quindi quelle di settembre, di ottobre, di novembre e di dicembre, con un taglio pari al 4%. Che si tradurrà dunque in una cifra che dovrebbe andare dai 50 euro ai 75 euro, e dunque dai 200 euro ai 300 euro all’anno. Tuttavia dal 2023 il taglio potrebbe diventare strutturale, come richiesto a più riprese da Confindustria agli ultimi tavoli aperti con il Governo. Il ministro per lo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti si era detto favorevole a una misura in tal senso: “L’Italia è tra i Paesi con i salari più bassi anche perché lo Stato si porta a casa una buona parte della retribuzione lorda dei lavoratori”.