
Baba Vanga, la veggente cieca bulgara, continua a riaffiorare nel dibattito pubblico come un’eco lontana che torna a farsi sentire nei momenti di maggiore incertezza. Non è solo una questione di superstizione o folklore: ogni volta che il calendario si avvicina a una data considerata “critica”, le sue profezie tornano a circolare, rilanciate dai social e rilette alla luce dell’attualità. Oggi quel punto sull’orizzonte è il 2026, un anno che, secondo molte interpretazioni, segnerebbe una svolta profonda. Il fascino sta tutto lì: frasi oscure, immagini inquietanti e un futuro che sembra già carico di tensioni.

Baba Vanga e il 2026 tra instabilità globale e crisi di potere
Nelle ricostruzioni più diffuse, Baba Vanga avrebbe indicato il periodo attorno al 2026 come un momento di forte instabilità globale. Non un singolo evento, ma una sequenza di scosse: cambiamenti improvvisi negli equilibri di potere, crisi difficili da contenere, una sensazione di precarietà diffusa. Le parole attribuitele sono poche, frammentarie, mai chiaramente contestualizzate. Ed è proprio questa ambiguità a renderle così potenti.

Le nuove letture sulla profezia
Chi le interpreta oggi parla di un mondo attraversato da tensioni geopolitiche crescenti, dove vecchie certezze vacillano e nuove fragilità emergono. Il 2026, in questa lettura, non sarebbe l’anno della soluzione, ma quello in cui le crepe diventano impossibili da ignorare. Un passaggio delicato, in cui gli equilibri costruiti nel tempo rischiano di saltare sotto il peso di crisi concatenate.
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