
Un’estate che sa di mare, vacanze e libertà, può nascondere insidie invisibili. C’è un batterio, poco conosciuto ai più, ma ben noto agli infettivologi, che ama le acque salmastre e si insinua silenzioso. Di recente è balzato agli onori della cronaca per aver causato morti improvvise e infezioni gravi negli Stati Uniti. A lanciare l’allarme è Matteo Bassetti, infettivologo di fama e direttore della Clinica di Malattie Infettive del Policlinico San Martino di Genova, con un video pubblicato su Instagram in cui invita alla prudenza. Il suo nome suona quasi esotico: Vibrio vulnificus. Ma dietro questa definizione scientifica si cela un pericolo molto concreto.
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Vibrio vulnificus: il batterio “mangiacarne” che vive nel mare
Il Vibrio vulnificus è un batterio patogeno appartenente alla famiglia dei vibrioni, che trova il suo habitat ideale nelle acque marine calde e salmastre, come quelle di lagune, estuari e coste poco profonde. È soprannominato “mangiacarne” per la rapidità con cui può necrotizzare i tessuti umani una volta entrato nell’organismo attraverso ferite aperte, causando infezioni gravi e, nei casi più estremi, amputazioni o addirittura la morte.
Il professor Bassetti, come riportato da Fanpage.it, ha sottolineato come il cambiamento climatico stia contribuendo alla diffusione di questo pericoloso microrganismo: “Uragani e tempeste hanno fatto sì che questo batterio arrivasse agli uomini attraverso l’acqua salmastra”, ha spiegato, mettendo in guardia soprattutto chi entra in mare con tagli o abrasioni e chi consuma molluschi crudi, in particolare le ostriche.
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Come si trasmette il Vibrio vulnificus e quali sono i sintomi
La trasmissione del Vibrio vulnificus avviene principalmente in due modi: tramite contatto diretto tra ferite aperte e acqua contaminata, oppure per via alimentare, in seguito all’ingestione di frutti di mare crudi o poco cotti, come ostriche, cozze e vongole. I sintomi variano in base alla modalità di esposizione.
Nel caso di infezione cutanea, si possono osservare arrossamenti, gonfiore, dolore e progressiva necrosi dei tessuti; nei casi più gravi, l’infezione può evolvere rapidamente in setticemia, portando al decesso in poche ore. Se l’infezione è alimentare, i sintomi più comuni sono diarrea, vomito, febbre e dolori addominali. Secondo i dati sanitari statunitensi, il tasso di mortalità può arrivare al 20%, spesso entro 24-48 ore dalla comparsa dei primi sintomi.
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