
In Abruzzo si è verificato un caso che ha attirato l’attenzione nazionale, riguardante una famiglia che viveva isolata nei boschi insieme ai propri figli. La situazione è emersa quando il Tribunale per i minorenni dell’Aquila ha disposto l’allontanamento dei tre minori, di 6 e 8 anni, a seguito di una valutazione sulle condizioni di vita definite “di grave pregiudizio”.
Secondo le valutazioni del Tribunale, la casa in cui risiedeva la famiglia era priva di servizi essenziali come luce, acqua e finestre. Le condizioni dell’abitazione, descritte come un rudere, non garantivano alcun livello minimo di sicurezza, mettendo i bambini a rischio di sismi, incendi e problemi di salute dovuti all’umidità.
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Isolamento sociale e istruzione
Oltre agli aspetti abitativi, il Tribunale ha evidenziato come i minori vivessero in uno stato di isolamento sociale, senza amicizie e con relazioni limitate. L’istruzione parentale, inoltre, non risultava regolarizzata. I giudici hanno precisato che il vero problema non era la mancata frequenza scolastica, ma l’assenza di rapporti con il mondo esterno e il rischio di una crescita senza capacità di riconoscere l’altro.
La vicenda ha assunto ulteriore rilievo dopo la trasmissione di un servizio televisivo a Le Iene, che ha coinvolto direttamente i minori. Il Tribunale ha ritenuto che questa esposizione pubblica abbia violato il loro diritto alla riservatezza, sostenendo che i genitori avrebbero utilizzato i figli per rafforzare la propria posizione.
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