
“Eccoli, sono loro”: chi sono i fratelli Ramponi, i tre occupanti del casolare esploso – Una notte di fuoco, nel silenzio della campagna veronese. Pochi minuti dopo la mezzanotte, una deflagrazione violentissima ha squarciato la quiete di via San Martino, a Castel d’Azzano. Le prime volanti giunte sul posto hanno trovato solo macerie, fiamme e il suono delle sirene che si moltiplicava nell’oscurità. L’intervento di sgombero di un casolare occupato abusivamente si è trasformato in una tragedia: tre carabinieri sono morti, altri quindici tra militari e agenti di polizia sono rimasti feriti. Dietro quella casa ridotta in cenere, c’erano tre fratelli Franco, Dino e Maria Luisa Ramponi, agricoltori e allevatori conosciuti in paese per le difficoltà economiche e le continue dispute legali. I tre, tutti sulla sessantina, sono stati arrestati con l’accusa di strage volontaria. Secondo le prime ricostruzioni, l’esplosione sarebbe stata innescata proprio nel momento in cui le forze dell’ordine hanno aperto la porta d’ingresso.

I Ramponi e il casolare degli scontri
Il nome dei Ramponi non era nuovo a Castel d’Azzano. La loro abitazione, una casa rurale in via San Martino, era già stata teatro di due episodi simili: nell’ottobre e nel novembre 2024 avevano saturato gli ambienti di gas metano per impedire l’ingresso dell’ufficiale giudiziario. In una di quelle occasioni Franco e Maria Luisa erano perfino saliti sul tetto, minacciando gesti estremi, e solo dopo ore di trattative si era evitato il peggio. Le loro attività agricole e di allevamento, ormai in declino, erano da tempo gravate da debiti e ipoteche. “Non erano persone fragili — ha precisato il vicesindaco Antonello Panuccio — ma individui in età lavorativa, già coinvolti in vicende giudiziarie e oggetto di un’esecuzione forzata di recupero del credito”. Il Comune, ha aggiunto, era pronto a offrire una sistemazione temporanea, ma “c’era un ordine del giudice da rispettare”.

Il dramma durante lo sgombero
L’intervento, pianificato da giorni, è avvenuto nel cuore della notte. Quando i militari hanno forzato la porta, il sottotetto era saturo di gas. A quel punto, una scintilla, forse provocata da un dispositivo elettrico o da un’arma, ha scatenato l’esplosione. L’abitazione è crollata in pochi secondi. Sul posto sono arrivati decine di soccorritori, vigili del fuoco e ambulanze del 118. Le fiamme hanno reso difficili le operazioni di recupero. Solo all’alba si è avuto il bilancio definitivo: tre carabinieri morti e una quindicina di feriti, alcuni dei quali in condizioni gravi ma non in pericolo di vita. L’intera area è stata posta sotto sequestro dalla Procura di Verona, che indaga sull’ipotesi di atto volontario.
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