Rebecca Baby, l’aggressione e la forza di reagire
Questa vicenda che ha lasciato fortemente scosso il pubblico è stata vissuta in prima persona da Rebecca Baby, voce della rock band francese Lulu Van Trapp. La scelta di restare in topless non è stata né provocazione né esibizionismo, ma un gesto politico chiaro.
«Così, spinta dall’istinto, mi metto in topless e continuo il concerto. E resterò in topless finché non sarà normale. Finché il vostro cervello non si abituerà al fatto che non è sessuale», ha spiegato su Instagram.
«Tremo, galleggio, ma l’istinto di alzarmi in piedi e di mettere questo atto sotto i riflettori è più forte di qualsiasi cosa. Il mio coraggio, la sua vergogna», ha aggiunto.
Il corpo femminile tra palco e denuncia
L’episodio ha generato una reazione collettiva immediata. Diverse ragazze presenti al concerto si sono tolte la maglietta per solidarietà con la cantante, mentre gli organizzatori del festival hanno condannato l’accaduto con fermezza, esprimendo pieno sostegno a Rebecca Baby.
«Mi sono spogliata nuda in quanto donna femminista, non per esibirmi», ha ribadito la cantante, come riportato da Il Fatto Quotidiano. Un’affermazione che rifiuta ogni lettura erotizzata del gesto, rivendicando il diritto di occupare lo spazio con il proprio corpo senza doverlo giustificare.
Nel suo messaggio finale ai fan, Rebecca ha aggiunto:
«Sono così felice che il palco sia ancora uno spazio sicuro e libero per esprimersi, ma dobbiamo impegnarci per garantire che anche i pit e il mondo del rock in generale siano sicuri. Siamo molto indietro su questo tema, anche se fondamentalmente rappresentiamo una musica liberatoria. Riprendiamoci lo spazio, sia sul palco che nel pit. Vi prometto che questa sarà la priorità durante i nostri concerti».
