Il mondo del cinema perde una leggenda: il grande scenografo britannico premiato con tre Premi Oscar, se n’è andato all’età di 83 anni. Maestro silenzioso capace di dare forma all’immaginazione, è stato l’artefice di alcune delle ambientazioni più iconiche che hanno fatto sognare intere generazioni. Con la sua visione ha plasmato ciò che oggi riconosciamo come l’immaginario di una delle saghe letterarie e cinematografiche di maggior successo a livello internazionale.
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Addio al grande scenografo britannico
I suoi lavori non sono ricordati soltanto come scenografie, ma vere e proprie porte d’accesso a un mondo che ha segnato un’epoca. Una visione così potente da aver spianato la strada a tante nuove produzioni fantasy, che ancora oggi continuano a nascere ispirandosi a quell’universo. Eppure, la sua carriera non fu fatta solo di magie: seppe raccontare la storia, il dramma, la passione e la poesia, attraversando i generi con una maestria rara.
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Vita e carriera di un mito
Nato nel 1942 a Norwich, nel cuore del Norfolk, Craig scoprì presto che il suo talento sarebbe fiorito dietro le quinte. I primi passi, come ricordava lui stesso con ironia, furono umili: «fare il tè e correre commissioni» sul set di Casino Royale (1967). Ma quel giovane apprendista aveva già l’occhio da artista e un rigore che lo avrebbero portato lontano. Negli anni Settanta e Ottanta, cominciò a farsi notare come art director in pellicole di rilievo: da Quell’ultimo ponte (1977) a Superman (1978). La svolta arrivò con The Elephant Man di David Lynch (1980), che gli valse la sua prima candidatura all’Oscar e mise in luce la sua capacità di evocare atmosfere che restano impresse nella memoria collettiva.
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