All’ospedale Policlinico di Ancona sono iniziati gli ultimi accertamenti scientifici relativi al caso di Liliana Resinovich, la cui morte rimane avvolta nel mistero dopo più di tre anni di inchieste, archiviazioni e nuove aperture. Nel frattempo, sul caso è emersa una lettura da parte di una personalità di rilievo, una esperta genetista del pool difensivo della famiglia Resinovich, che sta analizzando il caso. Cosa è emerso.
Le nuove indagini sui reperti di Liliana Resinovich
Gli esperti incaricati dalla giudice per le indagini preliminari, Flavia Mangiante, stanno lavorando sui reperti raccolti il 5 gennaio 2022 nel boschetto dell’ex Opp, dove fu rinvenuto il corpo della donna.
Le analisi si concentrano su DNA e impronte digitali, con l’obiettivo di individuare tracce biologiche sugli oggetti ritrovati accanto e addosso a Liliana. In particolare, vengono esaminati indumenti, sacchi di plastica, un cordino, una borsa, occhiali e scarpe, elementi già sottoposti a precedenti verifiche senza risultati definitivi.
Uno degli aspetti più rilevanti riguarda il fatto che attualmente l’indagine è formalmente indirizzata verso l’ipotesi di omicidio. L’unico indagato rimane il marito di Liliana, Sebastiano Visintin, la cui posizione è oggetto di continui approfondimenti da parte degli inquirenti.
I misteri irrisolti e i nuovi accertamenti
L’attenzione degli inquirenti si è recentemente concentrata anche su alcuni oggetti sequestrati nell’abitazione di Visintin, come lame, utensili per affilare coltelli e residui di polveri metallici prodotti durante l’attività di arrotino. L’analisi di questi materiali è affidata a un team di esperti composto da Paolo Fattorini, Chiara Turchi ed Eva Sacchi, incaricati di ricostruire un quadro il più possibile completo e attendibile. Un ruolo chiave nelle attuali indagini lo ricopre la genetista Marina Baldi, membro del pool investigativo che assiste la famiglia Resinovich. Ecco cosa ha rivelato l’esperta in una nuova intervista che scandaglia il mistero della morte della donna.
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