Perché la tassa è stata introdotta: concorrenza e geopolitica
La misura si inserisce in un quadro europeo che punta a contrastare due fenomeni:
- L’import massivo di merci low cost dalla Cina, spesso vendute a prezzi considerati “sleali” dal settore moda e retail tradizionale.
- L’asimmetria fiscale che penalizza i produttori europei, soggetti a molte più regole rispetto ai giganti extra Ue.
Italia e Francia stanno spingendo per introdurre già dal 2026 un modello transitorio, che permetta agli Stati membri di incassare subito il contributo sulle micro-spedizioni. A Roma, la norma viene presentata come una risposta alle ripetute richieste dei commercianti e del made in Italy, con l’obiettivo di riequilibrare la concorrenza. Il gettito stimato? Centinaia di milioni ogni anno, risorse utili a finanziare altre voci della manovra.

Cosa cambierà davvero per i consumatori
Nel breve periodo, l’impatto più evidente sarà psicologico. L’ordine “al volo” da 3 euro, finora percepito come innocuo, diventerà meno conveniente. Molti consumatori potrebbero:
- concentrare gli acquisti in un solo ordine,
- ridurre gli acquisti impulsivi,
- tornare a guardare marketplace europei, con costi più trasparenti e senza sovrapprezzi.
Le piattaforme, dal canto loro, potrebbero scegliere due strade:
- assorbire il costo per non perdere market share,
- oppure riversarlo sui clienti, incorporandolo nel prezzo dei prodotti o nella spedizione.
Il dubbio resta: basteranno 2 euro per frenare il boom dello shopping ultra-low cost? Forse no, ma l’effetto potrebbe essere più forte del previsto. Per chi vive di offerte su Shein, Temu e AliExpress, dal 2026 ogni pacco peserà un po’ di più sul portafoglio. E ciò che fino a ieri sembrava una spesa “leggera”, potrebbe trasformarsi in un gesto meno automatico e molto meno vantaggioso. Quel che è certo è che il 2026 segnerà un cambio di paradigma: meno micro-spedizioni, più controllo sull’import low cost e maggiore allineamento con le politiche europee. Una rivoluzione silenziosa ma profonda, che potrebbe ridisegnare il rapporto dei consumatori italiani con l’e-commerce globale, costringendo milioni di utenti a ripensare il loro carrello digitale.