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Cosa succede se Israele attacca la Flotilla e cosa rischiamo in Italia

La Global Sumud Flotilla ha varcato la soglia delle 120 miglia nautiche da Gaza, lo stesso limite in cui in passato le missioni umanitarie dirette verso la Striscia sono state intercettate o attaccate da Israele. Attorno alle imbarcazioni, che trasportano attivisti da oltre quaranta Paesi e parlamentari italiani, si sono radunate navi militari e perfino un sommergibile israeliano, alimentando il timore di un confronto diretto. La tensione è altissima e la domanda che serpeggia a Roma e non solo è semplice ma dirompente: se Israele dovesse colpire la Flotilla, sarebbe un atto di guerra contro l’Italia?

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Navi circondate e comunicazioni disturbate

Nella notte la situazione in mare è diventata sempre più critica. Gli attivisti a bordo hanno denunciato di aver perso a tratti le comunicazioni radio, disturbate da tecniche di jamming elettronico attribuite alle unità israeliane. Sulla nave madre Alma, marinai hanno raccontato di motovedette arrivate a distanza ravvicinata, con manovre brusche e pericolose che li hanno costretti a virate improvvise. “Ci hanno intimato via megafono di fermarci – ha riferito un testimone – ma senza un ordine formale, come se volessero solo intimidirci”.

Simile la scena vissuta a bordo della Sirius, che guida la colonna: presenza di un sommergibile in immersione lungo la rotta, imbarcazioni non identificate con le luci spente e messaggi criptici intercettati sulle frequenze di bordo. Una pressione costante che, secondo gli attivisti, ha l’obiettivo di ribadire la sorveglianza di Israele e la possibilità di un imminente intervento.

La politica italiana divisa tra sostegno e condanna

A bordo ci sono anche figure istituzionali italiane, come Benedetta Scuderi (Avs), Arturo Scotto (Pd) e Marco Croatti (M5S). La loro presenza rende ancora più delicata la posizione del governo italiano. La premier Giorgia Meloni ha definito la missione “un atto irresponsabile che non aiuta Gaza, ma cerca lo scontro con il governo israeliano”. Il ministro della Difesa Guido Crosetto è stato ancora più netto: “Se li arrestano, firmo subito. Israele è un Paese amico”.

Parole che hanno suscitato forti reazioni. La vicepresidente del M5S Chiara Appendino ha parlato di “vergogna” e di “attivisti lasciati soli”, mentre il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio, ospite a Otto e mezzo, ha attaccato duramente: “Se Israele ferisce qualcuno, non è l’Italia che dichiara guerra: è Israele che colpisce direttamente un Paese europeo”.

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