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Covid, cosa cambia dal 1° maggio, Ricciardi: “Sarebbe sbagliato pensare che sia tutto finito”

Finalmente il 1° maggio spariranno molte norme anti Covid che ormai regolano le nostre vite da più di due anni. Oggi, mercoledì 27 aprile, il governo farà il punto a Palazzo Chigi. In diversi Paesi d’Europa la mascherina non è più obbligatoria per legge nemmeno al chiuso. In Italia invece continuiamo a tenerle, ma dal mese prossimo solo nei luoghi considerati più a rischio. Il Green pass invece sarà archiviato in quasi tutti gli ambiti. Walter Ricciardi, consulente del ministro Speranza e docente di Igiene Pubblica in Cattolica, ha dichiarato in un’intervista a “La Stampa” che, a suo parere, è troppo presto per chiudere il capitolo della pandemia.

Cosa cambia dal 1° maggio: le mascherine e Green pass

Saranno ancora obbligatorie le mascherine Ffp2 sui mezzi del trasporto pubblico locale (autobus, metropolitane, tram), ma anche su aerei, navi e treni a lunga percorrenza e cinema, teatri, sale da concerto. Più severa la posizione di Walter Ricciardi. “Per ora le lascerei ovunque – ha dichiarato l’esperto a “La Stampa” -. Sento dire che l’importante è proteggere i fragili con la mascherina. Ma chi lo dice non ha capito come funziona una vera strategia di protezione. Per metterli in sicurezza le mascherine dobbiamo indossarle anche noi, perché altrimenti finiremo per riportare il virus nelle loro case. E poi non possiamo pensare di farli vivere blindati nelle proprie dimore”.

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Walter Ricciardi: “Sarebbe sbagliato pensare che sia tutto finito”

L’esperto ha spiegato che potremo abbassare la guardia solo quando il numero di morti diminuirà notevolmente e quando tutti saremo vaccinati. Tuttavia la quarta dose finora si è dimostrata un flop.  “Vedo che la campagna si è arenata e che c’è un calo di attenzione, che fa togliere le mascherine al chiuso e frequentare locali affollati. E l’indicatore finale di questo clima di rilassatezza è il numero dei morti, ancora tanti. Abbiamo una popolazione più anziana, ma che soprattutto gode di meno salute e di un peggior accesso ai servizi rispetto a Paesi come il Giappone o la Germania, che hanno un’età media alta come la nostra ma meno decessi. In parecchi casi i più fragili e i grandi anziani da noi non ce la fanno nemmeno ad arrivare in ospedale”.

Ricciardi è stupito dal fatto che “dopo due mesi l’ha fatta appena il 12%, perché si aspetta che sia il paziente a fare il passo e non il medico o la struttura che lo ha in carico a contattarlo e a spiegargli perché è opportuno farla”. Inoltre in autunno, secondo Walter Ricciardi, dovremo sottoporci tutti ad una dose di richiamo.

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