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“È dentro di me”: Aurora trovata morta a Milano, cosa scriveva sui social. Inquietante

Aurora Livoli trovata morta a Milano: il giallo dei messaggi sui social, cosa scriveva

Un capitolo centrale della vicenda riguarda l’attività di Aurora sulle principali piattaforme social, in particolare Instagram e TikTok. Dai profili, ora al vaglio degli investigatori, emergono video curati con applicazioni di grafica, immagini elaborate, scritte sovrapposte e frasi dal contenuto fortemente simbolico ed emotivo. In uno dei post, la ragazza aveva scritto testualmente di avere “Lucifero dentro di sé”, espressione che oggi viene interpretata come un possibile indicatore di un malessere psichico più profondo di quanto fosse percepibile dall’esterno. Accanto a questa frase, sono presenti altre riflessioni che suggeriscono una mente spesso in sovraccarico, dove il tempo trascorso a pensare sembra trasformarsi in pensieri intrusivi e negativi. L’uso di metafore oscure, riferimenti al buio interiore e all’impossibilità di trovare pace interiore contribuisce a delineare un quadro di forte sofferenza. Tali elementi, tuttavia, devono essere letti con cautela dagli inquirenti, che si limitano a considerarli indizi del contesto psicologico, senza trarre conclusioni affrettate sulle cause dirette della morte.

Le autorità giudiziarie hanno disposto l’acquisizione e l’analisi sistematica dei contenuti digitali prodotti da Aurora negli ultimi mesi: non solo i post pubblici, ma anche i messaggi privati, le chat e le interazioni con altri utenti. L’obiettivo è verificare se ci siano state pressioni esterne, episodi di cyberbullismo, istigazioni o contatti con persone che possano averla condizionata, oltre a individuare eventuali richiami a luoghi, appuntamenti o incontri programmati a Milano. La dimensione digitale costituisce, in questo caso, un’area investigativa tanto delicata quanto imprescindibile. Le frasi pubblicate online possono infatti rappresentare un canale di espressione del disagio che non emergeva con la stessa forza nella vita quotidiana. Per i magistrati e per la polizia giudiziaria, si tratta anche di incrociare i dati provenienti dai social con quelli delle celle telefoniche, dei dispositivi utilizzati, degli spostamenti registrati e delle testimonianze di amici e conoscenti.

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Il legame con Fondi, la scuola e il precedente di cronaca

La giovane era profondamente radicata nel territorio di Fondi, dove aveva completato gli studi secondari presso l’istituto tecnico Pacinotti. Proprio questa scuola, nei mesi precedenti, era già stata al centro dell’attenzione nazionale per un altro episodio drammatico: il suicidio del quattordicenne Paolo Mendico, morto in seguito a presunti episodi di bullismo. Pur non esistendo collegamenti diretti tra le due vicende, la comunità locale si ritrova ancora una volta a fare i conti con la perdita di una vita giovanissima. Chi conosceva Aurora la descriveva come una ragazza molto intelligente, dotata di grandi capacità nello studio e di una spiccata curiosità verso le discipline scientifiche. La scelta di iscriversi a Chimica era stata interpretata da molti come il segnale di un percorso universitario promettente, che avrebbe potuto spalancarle prospettive professionali qualificate. Questo orizzonte si è però interrotto in modo improvviso con la decisione di allontanarsi da casa e di vivere una sorta di fuga verso Milano.

Uno zio della ragazza ha definito questa scelta come una fuga dal carattere quasi “romantico”, poiché avvenuta senza denaro, senza un cambio di abiti e apparentemente senza un piano definito. Questa descrizione evidenzia un’azione impulsiva, dettata più da una spinta emotiva che da una programmazione razionale. È proprio in questa cornice che le indagini cercano di inserire quanto accaduto nelle settimane successive, fino all’epilogo nel cortile di via Paruta. A Fondi, intanto, l’istituto Pacinotti e l’intera cittadinanza stanno vivendo una nuova fase di lutto collettivo. Il ripetersi di tragedie che coinvolgono adolescenti e giovani adulti alimenta interrogativi sulle condizioni di benessere psicologico degli studenti, sul ruolo di famiglie e scuole nel cogliere i segnali di disagio, e sull’impatto dell’esposizione continua ai social media.

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