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Emanuela Orlandi, finalmente fuori la verità: ecco chi ha rivendicato il rapimento

Emanuela Orlandi, novità sul caso: chi ha rivendicato il rapimento

Social. Emanuela Orlandi, finalmente fuori la verità: ecco chi ha rivendicato il rapimento. La scomparsa di Emanuela Orlandi, una ragazza di 15 anni residente nello Stato Vaticano, è avvenuta il 22 giugno 1983 a Roma, mentre la ragazza rientrava a casa dopo le lezioni di musica. La vicenda fu collegata alla quasi contemporanea sparizione di un’altra adolescente romana, Mirella Gregori, scomparsa il 7 maggio 1983. La famiglia di Emanuela da sempre chiede che si faccia chiarezza su quanto accaduto alla ragazza e ora dopo anni sembra esserci una novità riguardante proprio questo famoso caso di cronaca nera. (Continua a leggere dopo la foto)

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Emanuela Orlandi, novità sul caso: chi ha rivendicato il rapimento

Nuova svolta nel caso di Emanuela Orlandi. Finalemente la voce che per quarant’anni ha letto uno dei messaggi di rivendicazione del rapimento di Emanuela Orlandi oggi ha un volto e un nome. Si tratta di una donna di Roma Nord di 59 anni, ma che nel 1983 era una diciannovenne. Come riportato da Il Messaggero, la sua identità è stata svelata nell’ambito delle indagini legate al furto della bara di Kety Skerl, un’adolescente uccisa nel 1984, avvenuto al Verano nel 2022. Il pubblico ministero ha convocato più volte il supertestimone e reo confesso Marco Accetti, che in passato si è autoaccusato della sparizione della ragazza senza tuttavia essere ritenuto credibile dai magistrati.

Come si legge sul quotidiano, “nei suoi attuali verbali si menzionerebbe il nome di una donna che, all’inizio di dicembre 1983, registrò su un’audiocassetta un messaggio di rivendicazione del sequestro. La registrazione spedita da Boston e arrivata in Italia il 6 dicembre 1983 è riconducibile a una donna di 59 anni, romana, che è già stata convocata dai magistrati. E davanti agli inquirenti ha ammesso il proprio ruolo nella vicenda, limitatamente alla realizzazione del comunicato di rivendicazione nel quale si reiterava la richiesta di uno scambio tra Emanuela Orlandi e Ali Agca, autore, il 13 maggio 1981, dell’attentato a Papa Wojtyla”. (Continua a leggere dopo la foto)

Un passo in avanti nelle indagini

La 59enne romana, come riportato da Il Messaggero, ha raccontato: “Sono stata coinvolta nella realizzazione del comunicato quasi per gioco, ignorando i complessi retroscena del caso”. Stando a quanto dichiarato dalla donna, avrebbe registrato il messaggio con un finto accento inglese, a Roma e consegnato il nastro a qualcuno che lo avrebbe poi inviato negli Stati Uniti.

Come scrive Il Messaggero, “fino a oggi l’unica certezza sulle voci dei presunti sequestratori era che uno dei telefonisti fosse proprio Fassoni Accetti: ciò all’esito di un confronto tra le caratteristiche della sua voce e di quella di Mario, lo sconosciuto che chiamò casa Orlandi subito dopo la scomparsa. A quanto risulta in quello stesso periodo, tra l’estate e l’autunno del 1983, la giovanissima moglie di Accetti, compagna di scuola della sorella, si trovava in vacanza proprio a Boston, come da lei stessa dichiarato”.

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