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Famiglia nel bosco, la straziante notizia sul padre dei bambini

Nel cuore dei boschi di Palmoli, in Abruzzo, la quiete non è più un rifugio ma un peso insostenibile per Nathan Trevillion, rimasto solo nel casolare dopo l’allontanamento dei suoi tre figli. Per la prima volta da anni la domenica trascorre senza le voci dei piccoli e senza la presenza della moglie, in seguito al provvedimento del Tribunale per i Minorenni dell’Aquila che ha disposto il collocamento dei minori in una casa famiglia.

La solitudine ha lasciato segni anche fisici. Trevillion racconta di aver passato la notte tra conati e debolezza, cercando di curarsi con rimedi naturali: «Ho rimesso tutta la notte, mi sento debole. Mi manca tutta la mia famiglia, mi sto curando con la rosa canina». Ma la sofferenza non riguarda solo lui. Persino gli animali che la famiglia accudiva nel casolare sembrano risentire dell’assenza dei bambini e della loro routine quotidiana. «Gli animali stanno risentendo della mancanza dei miei figli e di mia moglie, gli animali hanno sentimenti», spiega. E, come se non bastasse, proprio questa mattina è anche fuggito l’asinello, evento che ha aggravato il suo senso di smarrimento.

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Il padre solo nel casolare e l’inizio della battaglia legale

Mentre Nathan resta isolato tra i boschi, per la coppia inizia una fase giudiziaria complessa: il provvedimento ha infatti sospeso la responsabilità genitoriale sia per lui sia per la moglie, Catherine Birmingham.

L’uomo non nasconde la sua determinazione: «Riporterò a casa i miei figli», afferma. Un proposito condiviso dalla moglie, che è l’unica autorizzata a rimanere nella struttura dove i bambini sono stati trasferiti. Catherine vive ora nella casa famiglia per non staccarsi dai piccoli: «Io resto qui, non li lascio soli». Secondo la donna, i bambini mostrano una fragilità emotiva evidente. «Li vedo stranamente euforici, e capisco che è la dimostrazione della loro ansia. Vorrebbero tornare a casa, tornare ad essere un nucleo familiare». Gli incontri però avvengono solo in momenti stabiliti, limitati e regolati.

Un modello educativo discusso: la conferma dell’unschooling

Catherine ribadisce anche le scelte educative portate avanti dalla coppia: per i loro tre figli non è mai stata prevista la scuola tradizionale, ma un percorso di unschooling, basato sull’apprendimento spontaneo, sull’educazione familiare e sul contatto diretto con la natura. «I nostri figli non andranno in una scuola ortodossa, continueranno a ricevere un’educazione familiare e naturale, si chiama unschooling e ti connette con la parte destra del cervello», spiega la madre.

Si tratta di uno degli aspetti più discussi dell’intera vicenda, soprattutto alla luce delle motivazioni del provvedimento, che richiama anche l’obbligo scolastico.

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