
L’Inno di Mameli, noto anche come Canto degli italiani, cambia modalità di esecuzione nelle cerimonie ufficiali. Si tratta di una modifica formale che riguarda l’esecuzione solenne dell’inno nazionale e che interviene su una delle abitudini più radicate nelle celebrazioni pubbliche.
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Mattarella modifica l’inno d’Italia: niente più “sì” alla fine
A partire dall’attuazione di un recente decreto del Presidente della Repubblica, non sarà più ammesso pronunciare il tradizionale “sì” finale al termine del celebre verso «Siam pronti alla morte l’Italia chiamò». Il nuovo assetto normativo discende dal D.P.R. 14 marzo 2025, emanato dal Presidente della Repubblica su proposta della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e successivamente pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 7 maggio 2025. Il provvedimento definisce in modo puntuale le modalità di esecuzione dell’Inno nazionale della Repubblica italiana, con l’obiettivo di uniformare prassi spesso eterogenee e di ancorarle al testo e allo spartito ritenuti di riferimento.
La decisione incide su un elemento che, pur non comparendo nel testo originale di Goffredo Mameli, è entrato di fatto nell’immaginario collettivo e nella consuetudine popolare. Per decenni, il grido corale «sì!» ha accompagnato l’ultima battuta dell’inno durante partite sportive, ricorrenze civili, celebrazioni militari e momenti istituzionali, diventando una sorta di sigillo emotivo e partecipativo. Con il nuovo quadro regolatorio, quella esclamazione non potrà più essere utilizzata nell’ambito delle cerimonie di carattere istituzionale e, in particolare, negli eventi che prevedono la presenza delle massime cariche dello Stato o delle Forze armate. La scelta non modifica il contenuto del testo dell’Inno di Mameli, ma ridefinisce la prassi esecutiva riconosciuta come ufficiale a livello statale.

Il recepimento nelle Forze armate e l’indicazione alle cerimonie militari
Le nuove disposizioni sul Canto degli italiani sono state formalmente recepite in ambito militare con un atto dello Stato Maggiore della Difesa, datato 2 dicembre 2025. Nel documento, inviato a tutti i comandi interessati, viene esplicitato come le indicazioni del decreto presidenziale debbano essere tradotte nelle prassi operative delle cerimonie delle Forze armate e dei Corpi armati dello Stato. Nel testo si legge che «in occasione di eventi e cerimonie militari di rilevanza istituzionale, ogniqualvolta venga eseguito ‘Il Canto degli italiani’ nella versione cantata non dovrà essere pronunciato il ‘sì!’ finale». L’ordine riguarda quindi tutte le esecuzioni ufficiali in contesti militari, nel corso di parate, celebrazioni nazionali, giuramenti e iniziative che prevedano la presenza di rappresentanze delle Forze armate.
L’indicazione non si limita a un singolo corpo, ma viene estesa a tutte le articolazioni del comparto difesa. Il documento specifica infatti che la prescrizione è valida per tutti i reparti, comprendendo in modo esplicito anche la Guardia di Finanza, e invita i comandi a vigilare su una «scrupolosa osservanza» della nuova modalità di esecuzione dell’inno. Si tratta dunque di una direttiva vincolante, che rientra nelle regole di cerimoniale e di protocollo militare. Il provvedimento porta la firma del generale di divisione Gaetano Lunardo, Capo del I Reparto dello Stato Maggiore dell’Esercito. La sua sottoscrizione conferisce all’atto un valore di indirizzo operativo per l’intero settore, con l’obiettivo di rendere uniforme, in tutto il territorio nazionale, l’interpretazione del decreto presidenziale e di evitare difformità nell’esecuzione dell’inno durante le cerimonie ufficiali.
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