
Garlasco, biglietto trovato nell’auto dei Sempio: scoperto il vero significato – La Procura di Brescia prosegue con determinazione le indagini legate al cosiddetto “Sistema Pavia”, un’inchiesta che sta sollevando nuovi interrogativi sul noto delitto di Garlasco. Al centro della vicenda si trova l’ex procuratore aggiunto Mario Venditti, coinvolto in una complessa rete di sospetti e attualmente indagato per corruzione in atti d’ufficio.

Garlasco, biglietto trovato nell’auto dei Sempio: scoperto il vero significato
Nel 2017, Mario Venditti aveva richiesto e ottenuto l’archiviazione delle prime indagini nei confronti di Sempio, ritenendo gli elementi a suo carico insufficienti. Oggi, però, nuovi sviluppi gettano ombre su quella decisione. Gli inquirenti ipotizzano che alcune somme, apparentemente destinate a spese legali, possano in realtà nascondere un accordo illecito. L’ex magistrato ha respinto ogni accusa, dichiarando: “Nel pieno rispetto della legge e della propria coscienza”. Anche i legali della famiglia Sempio hanno definito le accuse “infondate”, specificando che i pagamenti erano “destinati a coprire le spese dei consulenti e non certo a corrompere un pubblico ufficiale”.


Perquisizioni e analisi dei flussi finanziari
L’inchiesta si concentra ora su movimenti bancari e documenti relativi agli anni 2016-2019. Il 13 ottobre, presso il Tribunale del Riesame di Brescia, è stato discusso il ricorso della difesa di Venditti dopo le perquisizioni condotte a fine settembre. In quell’occasione, i militari hanno ispezionato l’abitazione dell’ex magistrato, le residenze dei familiari di Sempio e di due agenti di polizia giudiziaria, alla ricerca di prove riguardanti flussi di denaro, ricevute e appunti riconducibili all’indagato e alla famiglia Sempio.
Tra il materiale raccolto spiccano ricevute di bonifici e prelievi in contanti tra 2.000 e 3.000 euro, un quaderno con annotazioni di cifre accanto ai nomi degli avvocati Massimo Lovati e Angela Taccia, oltre a una copia del libro “Processo Garlasco: diritto alla verità” dell’avvocato Gian Luigi Tizzoni (legale della famiglia Poggi), contenente all’interno un foglietto con cifre e riferimenti a Lovati e al colonnello Luciano Garofano. Questi elementi vengono ora esaminati per chiarire possibili collegamenti tra le persone coinvolte nelle indagini del 2017.
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