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Garlasco, si valuta la riesumazione del corpo di Michele Bertani

Un nuovo tassello si aggiunge al complesso mosaico dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nel 2007 a Garlasco. Stavolta il focus è sul suicidio di Michele Bertani, amico intimo di Andrea Sempio, oggi indagato per il delitto. Una vicenda che torna a far parlare di sé dopo le intercettazioni ambientali, in cui lo stesso Sempio si rivolge all’amico scomparso in termini che fanno pensare a un legame inquietante tra i due casi. Gli inquirenti non escludono di riesumare il corpo di Michele Bertani.

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Parla da solo in auto: il messaggio inquietante per l’amico morto

Il 17 febbraio 2017, gli inquirenti che stavano monitorando i movimenti di Andrea Sempio registrano un audio che lascia attoniti. Il giovane, oggi iscritto nel registro degli indagati per l’omicidio Poggi, si trova in auto. Ma non è solo. Parla, e lo fa con Michele Bertani, l’amico che si è tolto la vita nel marzo 2016. «Perché ti impicchi, adesso che ti sei impiccato che cosa hai ottenuto? Sei morto, sei morto», sussurra Sempio. È un dialogo con un fantasma, ma anche una possibile chiave di lettura per una vicenda che si credeva conclusa. Michele era parte del gruppo di amici di Andrea. Il suo gesto, inizialmente classificato come un suicidio senza ombre, torna oggi sotto osservazione. Non solo per il suo legame con Sempio, ma per una frase lasciata scritta prima di morire: «La verità non emergerà mai». Parole che, nel contesto delle indagini riaperte, suonano come un’eco sinistra e forse profetica.

Una cerchia sotto osservazione: chi era con Sempio il 13 agosto?

Gli investigatori della procura di Pavia stanno vagliando ogni elemento che possa far luce su quel 13 agosto 2007, quando Chiara Poggi fu trovata morta nella villetta di via Pascoli. Se Andrea Sempio si trovava davvero nei pressi della scena del crimine — come alcuni elementi parrebbero suggerire — chi era con lui? L’ipotesi, sempre più considerata, è che il delitto non sia stato commesso da una sola persona, ma da un gruppo di amici legati da un patto di silenzio.

Le parole intercettate rafforzano i sospetti: «Da 0 a 18 anni tutte le c* le abbiamo fatte assieme, tutte le cose le abbiamo fatte assieme», dice ancora Sempio in un altro soliloquio, il 14 febbraio 2017. In un appunto, annota: «Ho fatto cose talmente brutte che nessuno può immaginare». Frasi che, inserite nel contesto dell’indagine, stanno alimentando la possibilità di coinvolgimenti multipli.

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