La fialetta con il campione è scomparsa
Come se non bastasse, riferisce «Open», la fialetta contenente il materiale grattato dall’intonaco non è stata più trovata. Il contenitore, che avrebbe potuto rappresentare una seconda possibilità per effettuare nuove analisi, risulta mancante dall’archivio dei reperti provenienti dal RIS di Parma. Il dato è stato formalmente certificato dalla Procura il 17 giugno 2025, durante l’attuale fase istruttoria. Alla luce di tutto questo, i magistrati concludono che «all’evidenza, non è possibile procedere ad accertamenti biologici sul reperto fotografico dell’impronta», né esistono più campioni utili per riaprire le indagini sulla traccia 33.

Le posizioni restano distanti: il nodo Sempio
La discussione sull’impronta palmare 33 continua a dividere le parti in causa, soprattutto per quanto riguarda la possibile attribuzione della mano destra che l’ha lasciata. Secondo la Procura e la difesa di Stasi, quella traccia potrebbe appartenere ad Andrea Sempio, l’amico della vittima finito sotto indagine nel 2023 per concorso nell’omicidio, ipotesi formulata anche in collegamento allo stesso Stasi. Una tesi che i legali di Sempio e i consulenti della famiglia Poggi respinguono con decisione. Secondo le loro analisi, l’impronta non solo non è databile, ma non presenta alcun segno riconducibile al giovane. Inoltre, ricordano che già nel 2007 quella stessa traccia fu sottoposta a Obti test, specifico per il rilevamento del sangue umano, con esito negativo. Il provvedimento del 2 luglio, che chiude di fatto la possibilità di effettuare nuovi accertamenti, segna una fase di stallo nel procedimento. A distanza di quasi vent’anni dall’omicidio di Chiara Poggi, l’impronta 33 continua a rappresentare un punto interrogativo.