Lo scontro tra accusa e difesa: due letture opposte dello stesso DNA
La difesa di Sempio, rappresentata dagli avvocati Angela Taccia e Liborio Cataliotti, mantiene una posizione prudente: prima di commentare, vogliono leggere integralmente la relazione. I loro consulenti, Armando Palmegiani e Marina Baldi, hanno però già espresso un orientamento netto.
Secondo loro, il risultato sarebbe «non particolarmente forte» dal punto di vista statistico. Le criticità segnalate sono diverse:
– il DNA sarebbe degradato,
– parziale,
– misto,
– e soprattutto non consolidato,
al punto da rendere fallace qualsiasi interpretazione che punti all’identificazione diretta di una persona.
La difesa contesta inoltre l’ipotesi di un contatto diretto: il profilo potrebbe essere arrivato sulle unghie tramite un trasferimento indiretto, ovvero da un oggetto che aveva precedentemente assorbito quel materiale genetico.
Questo punto è centrale: per loro, non si può parlare di identificazione individuale, ma solo di compatibilità con una linea familiare, e quindi il risultato non porta a una persona specifica.

Il parere della famiglia Poggi e i precedenti giudiziari
Anche i consulenti della famiglia Poggi, Marzio Capra e Dario Redaelli, avevano già osservato che un profilo genetico in condizioni «critiche» e «non consolidato» non può essere considerato un dato scientificamente affidabile.
Il nodo, infatti, non è nuovo. Già nel 2014, durante la Corte d’Appello bis, il genetista Francesco De Stefano aveva analizzato lo stesso materiale, definendolo non comparabile e quindi inutilizzabile. Una valutazione che aveva sostenuto, anni dopo, anche la prima richiesta di archiviazione di Sempio nel 2017, firmata dall’allora procuratore aggiunto Mario Venditti, oggi indagato per corruzione in atti giudiziari.
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Una perizia che riapre scenari rimasti sospesi
Il deposito della relazione Albani segna un nuovo capitolo in una vicenda che da quasi vent’anni continua a generare domande, dubbi e piste che si aprono e si chiudono. Il DNA sulle unghie di Chiara è tornato al centro del caso e ora sarà il confronto in aula — tecnico, serrato e inevitabilmente controverso — a determinarne il peso reale.