
Garlasco, le tracce sul luogo del delitto: cosa si é scoperto – Le nuove indagini sul delitto di Garlasco tornano a far discutere e ad alimentare un dibattito che, a distanza di quasi vent’anni, continua a coinvolgere l’opinione pubblica. Questa volta al centro c’è la BPA, l’analisi delle macchie di sangue, uno strumento che potrebbe rivelarsi decisivo per chiarire alcuni aspetti rimasti oscuri. A spiegare la portata di questa tecnica è stato l’ex poliziotto e criminologo Armano Palmegiani in un’intervista concessa al settimanale Giallo.

Garlasco, le tracce sul luogo del delitto: cosa si é scoperto
Secondo Palmegiani, la relazione del RIS non ha fornito una risposta definitiva sul numero degli autori del delitto. “La relazione del RIS non ha affatto confermato né smentito che l’autore del delitto sia stato una sola persona o più persone. Si può dedurre la presenza delle ormai note e numerose impronte di scarpa Frau ma non escludere che altre impronte visibili possano essere riconducibili a un secondo autore. Credo che con l’analisi delle tracce di sangue sia stato possibile determinare il punto preciso dell’aggressione”, ha dichiarato. Un’affermazione che apre scenari nuovi, suggerendo che la scienza forense possa ancora offrire dettagli utili a ricostruire l’accaduto.

Chiara Poggi, cosa si è scoperto dalle analisi del sangue
Sul caso è intervenuto anche Antonio De Rensis, avvocato di Alberto Stasi, durante la trasmissione È sempre Cartabianca. Il legale ha puntato il dito contro i rilievi compiuti nel 2007, parlando non di semplici errori ma di veri e propri “orrori”. “Io non sono d’accordo con chi dice “comunque vada abbiamo perso”, ha spiegato, “perché noi dobbiamo far capire, tramite questa indagine, ai nostri concittadini, che normalmente i carabinieri non cancellano gli alibi, che normalmente non cancellano le impronte dell’assassino, che normalmente repertano i capelli”.
Scopriamo tutti i dettagli nella pagina successiva