
Garlasco, nuove indagini sull’impronta 33: l’avvocato di Sempio rompe il silenzio – Il caso di Chiara Poggi, la giovane uccisa nell’estate del 2007 nella villetta di via Pascoli a Garlasco, torna al centro delle cronache giudiziarie. Martedì 23 luglio, a Pavia, si è svolta un’udienza cruciale davanti alla giudice per le indagini preliminari Daniela Garlaschelli. L’obiettivo era conferire l’incarico a un nuovo esperto: il dattiloscopista Domenico Marchigiani, chiamato ad analizzare alcuni reperti già noti alla giustizia, ma che ora potrebbero offrire nuovi spunti investigativi grazie a tecniche più avanzate.

Garlasco, nuove indagini sull’impronta 33: l’avvocato di Sempio rompe il silenzio
Il nuovo accertamento si inserisce nell’ambito dell’estensione dell’incidente probatorio disposto dalla procura. Il compito affidato a Marchigiani sarà quello di cercare impronte digitali latenti su quattro oggetti recuperati all’interno della casa: un’etichetta in carta arancione di Estathé, un sacchetto della spazzatura, uno di biscotti e uno di cereali. Su questi materiali, la genetista Denise Albani aveva già individuato tracce di DNA di Chiara Poggi e di Alberto Stasi, l’allora fidanzato della vittima, condannato in via definitiva a 16 anni di carcere.


Le parole della difesa di Stasi: “Si cerca la verità, senza scorciatoie”
Marchigiani dovrà anche verificare la possibilità di confrontare eventuali nuove impronte con quelle delle persone che avevano accesso alla casa al momento dell’omicidio, utilizzando anche i vecchi campioni raccolti dal RIS di Parma, conservati su fogli di acetato. Questi ultimi erano già stati analizzati in passato e non avevano rilevato la presenza di sangue o materiale biologico, ma potrebbero ora essere rivalutati alla luce dei progressi nelle tecniche scientifiche.
All’udienza ha preso parte anche l’avvocato Antonio De Rensis, difensore di Stasi. Il legale ha espresso apprezzamento per l’impegno della procura, sottolineando che ogni ulteriore verifica rappresenta un passo nella giusta direzione. «Un’indagine che compie un accertamento in più mi rassicura molto più di una che ne fa uno in meno», ha dichiarato De Rensis, aggiungendo che in questo procedimento “nulla viene dato per scontato”.
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