La polemica sulla “traccia 33”: la famiglia Poggi chiede di più
Ma la giornata in tribunale non si è chiusa senza tensioni. La giudice Garlaschelli ha respinto la richiesta dell’avvocato Gian Luigi Tizzoni, legale della famiglia Poggi, che chiedeva di includere nei nuovi esami la cosiddetta “traccia 33”: un’impronta individuata su una parete della villetta, potenzialmente collegabile ad Andrea Sempio, amico del fratello della vittima e già finito al centro di precedenti indagini. «La procura ha esteso le indagini anche nell’interesse del condannato, ma non accoglie le richieste della parte offesa», ha dichiarato Tizzoni all’uscita dal palazzo di giustizia. E ancora: «Ci accusano di temere la verità, ma siamo proprio noi a chiederla, attraverso accertamenti affidati a un giudice terzo. La procura e la difesa di Sempio, invece, si oppongono».

La posizione di Sempio: “Traccia inidonea, nessun collegamento”
Dall’altra parte, l’avvocata Angela Taccia, che assiste Andrea Sempio, ha ribadito che quella traccia non può essere attribuita al suo assistito. Una consulenza tecnica depositata dalla difesa sostiene che la “traccia 33” non contiene sangue e non presenta le minuzie necessarie per una corretta identificazione. Secondo la linea difensiva, non ci sono elementi che giustifichino ulteriori esami su quel frammento, e Sempio, che si è sempre dichiarato estraneo ai fatti, mantiene, a detta della sua avvocata, “la serenità dell’innocenza”. L’estensione dell’incidente probatorio, con il coinvolgimento di nuovi esperti e il riesame di vecchi reperti, restituisce vitalità a un’indagine che per anni ha diviso opinione pubblica e addetti ai lavori. C’è ancora qualcosa da scoprire nel caso Garlasco? La risposta, come sempre, passa dalla scienza. E dal coraggio di riaprire anche ciò che sembrava già chiuso.