
Fabrizio Corona torna a far parlare di sé con la seconda parte di “Falsissimo”, la serie video che indaga sul caso Garlasco, riassunta su MowMag. Al centro del nuovo episodio, pubblicato come promesso, una miscela esplosiva di testimonianze improbabili, connessioni familiari sospette, rituali al limite dell’occulto e un’intervista serrata allo zio di Chiara Poggi, Ermanno Cappa. Con il suo stile diretto e senza filtri, Corona alimenta dubbi, fa insinuazioni pesanti e spinge l’inchiesta oltre ogni limite mediatico. Ecco cosa è successo.
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Supertestimone e inseguimenti: la prima parte dell’episodio
Corona apre la puntata con la presentazione di un cosiddetto “supertestimone”, che però ironizza subito: «Non è super, lo trovi tutti i giorni a Garlasco, non ha un c***o da fare, sta lì con la tuta da 2 euro e le calze a fumare e a bere il bicerin de vin». Subito dopo, l’ex re dei paparazzi si presenta nel negozio di Andrea Sempio, altro nome collegato al caso: qui lo mette in fuga, lo insegue fino a casa e viene infine fermato dai carabinieri. Ma il vero cuore del video arriva dopo, quando Corona inizia a ricostruire connessioni familiari e religiose tra la famiglia Poggi e il santuario della Bozzola, epicentro di presunti esorcismi e, secondo alcune testimonianze, di episodi inquietanti.

Il santuario, gli esorcismi e le accuse choc
Corona mostra una lavagnetta e inizia a collegare fatti e persone. Parte da un vecchio articolo di Repubblica che parlava dei cinque numeri nella rubrica di Chiara, tutti collegati allo zio Ermanno Cappa. Il testimone intervistato da Corona lancia ipotesi estreme: secondo lui, la madre delle sorelle Cappa avrebbe avuto una relazione col padre di Alberto Stasi e Chiara avrebbe avuto un rapporto molto stretto con lo zio. Corona stesso prende le distanze da queste affermazioni: «È la prima volta che lo faccio in vita mia», dice, sottolineando la gravità di quanto riportato. Poi aggiunge: «Sappiamo che Chiara aveva due telefoni, che considerava lo zio come Dio in terra, che aveva cinque numeri salvati, e che le gemelle soffrivano questa relazione».
Il racconto si intreccia con quello di don Gregorio Vitali, il prelato del santuario, già al centro di un processo per ricatto da parte di due rumeni. Questi ultimi, riferisce Corona, avrebbero raccontato all’avvocato Lovati (che difendeva Sempio) che nel santuario avvenivano non solo esorcismi, ma anche atti di pedofilia. Don Vitali, si dice, si presentava come terapeuta spirituale per anoressia e suicidi, condizioni sofferte anche da Paola Cappa, che avrebbe confessato abusi durante un interrogatorio.
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