Salvo Sottile e il timore di un errore giudiziario
Invitato ad esprimersi sul caso Garlasco e sulla figura di Alberto Stasi, Salvo Sottile ha dichiarato:” È sempre rimasto coerente alla sua verità, non ha mai cercato scorciatoie e si è sempre dichiarato innocente”. Il commento ha avuto un’eco particolare, proprio per il contesto in cui è stato espresso: l’avvio di una nuova inchiesta da parte della Procura.
Il giornalista ha raccontato: “Nonostante avesse studiato e avesse una laurea in ingegneria, era quasi rassegnato a rinunciare alla propria vita di ragazzo, perché i suoi anni migliori li ha passati in carcere. Questo mi ha colpito”. Una riflessione che va oltre i fatti, toccando il piano umano e l’impatto della giustizia sulla vita di chi viene coinvolto in un processo di questa portata.
Ma è un’altra la frase che scuote l’opinione pubblica: “La speranza è che non riesca a dimostrare la sua innocenza”, spiega Sottile. Perché se lo facesse, significherebbe che “siamo di fronte al più clamoroso errore giudiziario della storia italiana“.
Indagini riaperte: prove mancanti e media sotto accusa
La Procura di Pavia ha deciso di riaprire le indagini sul delitto di via Pascoli, e la difesa di Stasi punta su una nuova lettura scientifica dei reperti. Ma uno degli elementi più controversi è proprio il fatto che alcuni reperti chiave siano andati persi, rendendo complicata ogni verifica. Una situazione che solleva interrogativi sulla qualità del lavoro investigativo svolto all’epoca e che alimenta lo spettro dell’errore. In questo contesto, il ruolo dei media torna centrale: da una parte contribuiscono a mantenere viva l’attenzione pubblica, dall’altra rischiano di influenzare la percezione collettiva. L’eco delle parole di Sottile si inserisce proprio in questa dinamica, richiamando la necessità di un equilibrio tra narrazione e responsabilità: “Non so se riuscirà a dimostrare la sua innocenza”, ha ammesso, lasciando spazio a un dubbio che, almeno per ora, rimane sospeso.