
Gaza, la situazione precipita: é inferno totale – La giornata a Gaza era iniziata sotto il segno della speranza. Le prime ore del mattino avevano portato voci su un possibile cessate il fuoco, con l’attività dei droni che sembrava diminuire e una timida fiducia che aveva spinto alcuni abitanti ad affacciarsi alle finestre. Ma il clima di tregua è durato poco: dopo mezzogiorno, la città è stata nuovamente investita dalle esplosioni e il cielo si è coperto di fumo nero. Nel frattempo, Donald Trump ringraziava pubblicamente Benjamin Netanyahu per “aver sospeso gli attacchi”, mentre nella Striscia di Gaza riprendevano i conteggi delle vittime causate da nuovi raid aerei.

Gaza, la situazione precipita: é inferno totale
Le informazioni fornite da Mahmoud Bassal, portavoce della difesa civile di Gaza, delineano un bilancio tragico: 57 morti in totale, di cui 40 solo nella città. Particolarmente colpito il quartiere di al-Tuffah, dove una bomba ha distrutto un intero stabile residenziale: tra le 17 vittime, si contano anche sette bambini di età compresa tra i due e gli otto anni. Secondo testimoni locali, “un solo piano è rimasto in piedi”, mentre la zona circostante è stata completamente devastata. In mattinata, fonti militari israeliane avevano annunciato un cambiamento negli ordini operativi, dichiarando il passaggio a una modalità “solo difensiva” per favorire l’avvio di negoziati sugli ostaggi.
L’intensificarsi degli attacchi ha riportato l’attenzione internazionale sulla situazione umanitaria di Gaza, dove la popolazione civile continua a pagare un prezzo altissimo. Le organizzazioni umanitarie parlano di strutture ospedaliere al collasso e di una crisi alimentare aggravata dal blocco degli aiuti. Le immagini provenienti dalle zone colpite mostrano famiglie impegnate a scavare tra le macerie nella speranza di ritrovare superstiti, mentre le sirene d’allarme suonano ininterrottamente. In questo contesto di instabilità, la comunità internazionale cerca ancora una via di dialogo. Le pressioni diplomatiche aumentano, con appelli rivolti sia ad Israele sia ad Hamas affinché si impegnino concretamente per una soluzione che metta fine alla crisi in corso.


Il tavolo del dialogo al Cairo
A partire da lunedì, nella località egiziana di Sharm el-Sheikh, prenderanno il via i colloqui indiretti tra le delegazioni di Israele e Hamas. Si tratta della prima occasione di confronto dopo mesi di ostilità e bombardamenti. Al tavolo siederà Ron Dermer, ministro per gli Affari Strategici di Israele e stretto collaboratore di Netanyahu. La delegazione internazionale includerà anche Steve Witkoff, inviato speciale degli Stati Uniti per il Medio Oriente, e Jared Kushner, genero di Trump e artefice degli Accordi di Abramo, insieme all’ex premier britannico Tony Blair, ora coinvolto nel progetto di ricostruzione di Gaza. Questi incontri rappresentano un tentativo concreto di superare la fase di stallo e trovare un accordo sul delicato tema degli ostaggi e della cessazione delle ostilità. La presenza di figure chiave della diplomazia internazionale sottolinea la portata e la complessità della crisi, che coinvolge non solo i diretti protagonisti ma anche numerosi attori regionali e globali.
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