
Da simbolo mondiale della battaglia contro il cambiamento climatico a “capitana” di una flotilla diretta verso Gaza per “rompere l’assedio”. È questa la trasformazione di Greta Thunberg, che oggi divide l’opinione pubblica. La giovane attivista svedese, celebrata per anni come icona ambientalista, ora sembra aver abbracciato una causa diversa, quella pro-Palestina, con modalità che sembrano contraddire i suoi stessi principi ecologici. Cos’è successo?
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La nuova missione di Greta Thunberg
Greta Thunberg si trova a bordo della CD Holmes, un’imbarcazione di 160 tonnellate costruita nel 1969 per l’esercito britannico. La nave, diretta verso Gaza, consuma fino a 45 litri di carburante all’ora a velocità massima e circa 20 litri a velocità di crociera. Secondo i calcoli, il tragitto da Barcellona a Gaza potrebbe richiedere fino a 5mila litri di carburante, lo stesso quantitativo che un’automobile impiegherebbe per compiere due volte il giro del mondo. Una contraddizione evidente se si considera che solo pochi anni fa la stessa Greta definiva le automobili un “grave problema” per l’ambiente.

Dalla causa climatica alla Palestina
Non è chiaro come e quando l’attivista abbia deciso di affiancare alla sua battaglia per il clima un impegno politico a favore della causa palestinese. Quel che appare evidente, però, è che Greta Thunberg abbia progressivamente messo in secondo piano il tema ambientale che l’aveva resa celebre a livello globale. La sua scelta ha scatenato critiche non solo dal fronte avverso, ma anche da chi in passato aveva condiviso le sue battaglie ecologiche. L’accusa più ricorrente è quella di incoerenza: dopo aver mobilitato milioni di giovani contro i combustibili fossili, ora utilizza un’imbarcazione che ne consuma in quantità rilevanti.
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