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Greta Thunberg torna a casa, chi le pagherà il viaggio di rimpatrio: il colpo di scena

Greta Thunberg torna a casa, chi le pagherà il viaggio di rimpatrio: il colpo di scena

Secondo le ultime notizie, il 6 ottobre 2025 segna il ritorno a casa per decine di attivisti internazionali acnora detenuti in Israele dopo l’abbordaggio della Global Sumud Flotilla, un’operazione volta a portare aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Tra loro, la giovane attivista svedese Greta Thunberg, simbolo della lotta per il clima e ora anche per i diritti umani. La sua detenzione ha sollevato interrogativi sulle condizioni dei prigionieri e sulle modalità di rimpatrio.

Greta Thunberg torna a casa, chi le pagherà il viaggio di rimpatrio: il colpo di scena

Conflitto Gaza-Israele: l’impatto della Global Sumud Flotilla

La Global Sumud Flotilla è arrivata al culmine del suo progetto con un’ambizione chiara: portare l’attenzione internazionale sulla tragedia di Gaza e sull’inerzia dei governi europei, incarnando il desiderio dei cittadini di compiere un gesto concreto. Che fosse per consegnare aiuti, seppure in quantità simboliche, o per dare voce al senso di impotenza di chi soffre da anni in Medio Oriente, la Flotilla ha acceso un acceso dibattito pubblico.

Le controversie sul progetto della Flotilla

Un’azione così grande e politica non poteva che scontrarsi con le critiche e accuse di fallimento: molti hanno sottolineato che i rapporti internazionali rischiavano di essere minati da un’iniziativa portata avanti in autonomia da civili, senza il sostegno delle istituzioni. Lo scontro con la marina israeliana è avvenuto a poche miglia dalla costa di Gaza, mentre gli attivisti cercavano di rompere il blocco navale. A quel punto, il fallimento della missione ha assunto un significato diverso rispetto ai soli soccorsi umanitari, spostando l’attenzione sulle reazioni di Israele nei confronti dei partecipanti.

Anche su questo punto emergono numerose testimonianze. Alcuni raccontano di perquisizioni e interrogatori bruschi, altri denunciano umiliazioni subite, mentre c’è chi si spinge a parlare di veri e propri maltrattamenti negati però da Israele. Le esperienze vissute a bordo e in detenzione hanno segnato profondamente gli attivisti, suscitando un acceso dibattito internazionale sulle condizioni dei prigionieri e sulla libertà di azione dei cittadini in contesti di crisi umanitaria.

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