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Guerra, il piano militare italiano: cosa prevede

L’Italia si muove dietro le quinte di un cambiamento che promette di trasformare profondamente le Forze armate: non una semplice modernizzazione, ma una revisione delle priorità e della capacità bellica che – se confermata nelle cifre e nei programmi – segna un passaggio netto dall’impiego prevalente in missioni di crisi e soccorso verso una preparazione per scenari di scontro convenzionale. Nel mezzo, il nome che ricorre negli uffici romani e nelle audizioni parlamentari è sempre lo stesso: Genio. Quello che fino a ieri ha costruito ponti per le emergenze oggi viene riletto come strumento centrale per la “guerra alla vecchia maniera”. Ma quali scelte sono sul tavolo, chi le chiede e perché il dibattito è tornato così acceso?

Difesa, il decreto del ministero e il rinnovo del piano militare

Il ministro Guido Crosetto non si nasconde: «Non siamo pronti», ha ripetuto più volte nelle ultime audizioni, sintetizzando il senso di urgenza che ha motivato la proposta di revisione.
Secondo quanto riportato da Il Messaggero, un decreto del ministero della Difesa approdato in Parlamento illustra il nuovo corso per migliaia di uomini e donne in divisa, e rivela i timori che serpeggiano nelle stanze del potere romano per l’eventualità – giudicata credibile dalla Nato – di un confronto diretto con la Russia di Vladimir Putin.

Nel documento, i tecnici del governo scrivono senza giri di parole che le «capacità di combattimento» del Genio militare italiano «risultano oggi compromesse da oltre due decenni di impiego in Crisis Response Operations, che ne hanno fortemente degradato la capacità di assolvere i compiti peculiari in scenari di guerra convenzionale (warfighting)». Una diagnosi lucida e impietosa, che spiega perché la priorità sia tornata sulla rigenerazione operativa.

Genio: cosa prevede il programma (numeri e priorità)

Il programma di rinnovamento – scrive ancora Il Messaggero – sarà decennale: partirà entro la fine dell’anno e terminerà nel 2034, con un costo stimato di un miliardo e mezzo di euro.
L’obiettivo? Rinnovare «le capacità di combattimento delle unità del Genio dell’Esercito», ossia quei reparti che gestiscono la logistica delle Forze armate, decidendo come, dove e quando spostare uomini e arsenali, addestramento e dispiegamento all’estero.

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