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Guerra Russia-Ucraina: la terribile notizia sui conti correnti, cosa succederà in Italia

Sembra assurdo parlare di una Terza Guerra Mondiale, eppure è quello che potrebbe accadere se scoppiasse uno scontro armato tra la Russia di Putin e l’Ucraina di Zelensky. Al momento il presidente ucraino ha detto di ritenere che ”non ci sarà una guerra” con la Russia. ”Sul piano militare, riteniamo che non ci sarà una guerra”, ha detto nel corso di una conferenza stampa congiunta con il presidente dell’Estonia a Kiev. ‘‘Non ci sarà una guerra totale contro l’Ucraina e non ci sarà un’ampia escalation dalla Russia. Se dovesse esserci, metteremo l’Ucraina sul piede di guerra”, ha aggiunto. Ovviamente la situazione potrebbe cambiare in un minuto, e in caso di guerra tra Russia e Ucraina sarebbero dolori, oltre per lo scontro in sé, anche per le tasche degli italiani. (Continua a leggere dopo la foto)

Guerra Russia-Ucraina: la terribile notizia sui conti correnti, cosa succederà in Italia

Un’eventuale guerra tra la Russia di Putin e l’Ucraina di Zelensky porterebbe tragiche conseguenze non solo a livello “militare”, ma anche economico. Al già caro-bollette in atto, si aggiungerebbe un ulteriore costo sul settore energetico a causa della dipendenza italiana dal gas russo che corrisponde almeno al 40% della domanda. Se l’esercito Russo invaderà l’Ucraina orientale del Donbass, le sanzioni europee e americane sarebbero molto forti e la Russia potrebbe decidere di tagliare del tutto le forniture di gas naturale all’Italia e non solo. Tutto ciò porterebbe a nuovi aumenti sulle bollette e a un contenimento dei consumi. Il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, come riportata da Huffpost, ha dichiarato: «Se si arriva alla guerra tra la Russia e l’Ucraina, con una contestuale stretta delle forniture di gas da parte di Putin, torneremo subito al 22 dicembre. Anzi il prezzo del gas potrebbe salire anche a 200 euro per megawattora». (Continua dopo la foto)

La situazione resta delicata

Oltre al gas, il problema riguarda anche per il petrolio, schizzato a 100 dollari al barile dopo la decisione di Putin di riconoscere l’indipendenza di Donetsk e Lugansk. Ad esempio, il  greggio Brent  è salito al di sopra del 4% fino a toccare un prezzo di 97,82 dollari. Quello di West Texas Intermediate (Wti) è aumentato del 4,5% a 95,19 dollari. Attraverso Twitter, il segretario di Azione, Carlo Calenda, ha dichiarato: «Dobbiamo ripristinare un vasto programma di estrazione gas nel mediterraneo e costruire/raddoppiare gasdotti e rigassificatori. Non possiamo rimanere nelle mani di Putin. E magari è la volta buona di riconsiderare il nucleare. È questione di sicurezza nazionale».

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