È stato risolto uno dei punti più oscuri del caso che ha sconvolto Roma: la donna trovata morta con la figlia a Villa Pamphili ha finalmente un nome. Dopo giorni di ricerche senza esito nei database ospedalieri e delle forze dell’ordine, sia italiani che esteri, l’identità della vittima è stata confermata. Un dettaglio che potrebbe rappresentare la chiave per risalire agli ultimi giorni della sua vita e soprattutto per chiarire le circostanze che hanno portato alla morte brutale della bambina.
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Il ritrovamento in una zona isolata del parco
Il corpo della donna è stato rinvenuto nascosto tra gli oleandri, nei pressi della recinzione di via Leone XIII. La scoperta è avvenuta attorno alle 19:30. Secondo i primi esami, la morte risalirebbe ad almeno una settimana prima. La scena è apparsa subito inquietante: sia la donna che la figlia erano nude, ma senza segni evidenti di violenza sessuale, né tracce di sostanze tossiche nel sangue. Anche le ferite compatibili con un’aggressione sembravano assenti. Da subito si è ipotizzato un duplice omicidio, ma i risultati dell’autopsia hanno suggerito un’interpretazione più complessa e disturbante.
La bambina è morta dopo la madre: brutalità inspiegabile
Il dettaglio più agghiacciante riguarda la bambina, trovata a circa 200 metri di distanza dalla madre, in una zona più esposta del parco. Secondo le analisi forensi, la sua morte è avvenuta massimo due giorni prima del ritrovamento. Le cause non lasciano dubbi: la piccola è stata picchiata, scossa con violenza e poi soffocata. Un gesto di una crudeltà assoluta, che ha cambiato radicalmente la direzione delle indagini, spingendo gli investigatori verso l’ipotesi dell’infanticidio.
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