
Mario e Gianni morti nell’incidente sull’A4: polemica dopo i funerali. Una chiesa gremita, il silenzio pesante del lutto, e la foto di due sposi sorridenti accolta all’ingresso come un segno d’amore. A Novara, l’ultimo saluto a Mario Paglino (52 anni) e Gianni Grossi (55 anni), morti nel tragico incidente sulla A4, si è trasformato in qualcosa di più di un funerale: un momento pubblico e profondo che ha intrecciato sentimenti, fede e dibattito. A celebrarlo è stato don Renzo Cozzi, parroco della basilica di San Gaudenzio, che ha scelto parole misurate ma che non hanno mancato di suscitare reazioni.


Funerali a Novara, tra lutto e discrezione
Durante l’omelia, don Renzo Cozzi ha descritto i due uomini come «legati da un’amicizia profonda», senza mai citare esplicitamente il loro legame sentimentale o il matrimonio celebrato nel 2022. Il sacerdote ha spiegato che «la Chiesa non riconosce legami tra due persone dello stesso sesso, perciò ho cercato un modo diverso per raccontare la loro unione». Una scelta dettata, ha poi precisato nei giorni successivi, da un’esigenza di rispetto delle regole ecclesiastiche e dal desiderio di «sospendere il giudizio» come indicato da Papa Francesco.
Alla cerimonia, però, era ben chiaro a tutti il significato di quella relazione: la foto del loro matrimonio, posizionata all’ingresso della chiesa, parlava da sé. Un amore vissuto apertamente in vita e che le famiglie hanno voluto onorare anche nel momento più doloroso. Il prete ha poi aggiunto: «Non ho parlato di matrimonio perché in quel momento non mi interessava. Il mio compito era affidarli a Dio».

L’amore di Mario e Gianni, tra ricordo e dolore
Mario Paglino e Gianni Grossi, entrambi designer, erano molto conosciuti non solo per la loro professione, ma anche per l’impegno e la generosità nelle relazioni. Nel 2022 avevano celebrato il matrimonio, lo stesso anno in cui avevano sposato due loro amici, Valerio Amodio Giurni e Silvia Moramarco, anche loro coinvolti nello stesso incidente. Valerio è morto sul colpo, mentre Silvia è l’unica sopravvissuta, attualmente ricoverata al Niguarda in condizioni stabili.
L’associazione NovarArcobaleno, punto di riferimento per la comunità LGBTQ+ del territorio, ha colto l’occasione per proporre un dialogo con il mondo cattolico, auspicando «una riflessione che parta dalla realtà e dall’esperienza di vita delle persone». Un gesto che va nella direzione del confronto e dell’apertura, anche alla luce delle parole del parroco: «Penso che loro due si amassero profondamente».
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