Trump: “Un saluto amichevole all’Iran”
Il presidente americano Donald Trump, in un post pubblicato su Truth, ha cercato di calmare le acque: «Israele non attaccherà l’Iran. Tutti gli aerei torneranno a casa, mentre faranno un saluto amichevole all’Iran. Nessuno sarà ferito, il cessate il fuoco è in vigore». Parole che suonano più come un auspicio che una certezza.
Nel corso della giornata, Trump ha ribadito di aver fermato un conflitto che «avrebbe potuto distruggere il Medio Oriente». Lo ha definito la “Guerra dei 12 giorni”, e ne ha celebrato la conclusione come «un grande giorno per l’America e per il mondo». Ma i fatti raccontano un’altra storia, fatta di esplosioni a Teheran, sirene d’allarme a Tel Aviv, e continui spostamenti militari nella regione.
Leggi anche: Antonio scomparso da giorni, poco fa la triste notizia
Il futuro incerto di una pace già compromessa
Mentre gli aerei israeliani rientravano alle basi e Teheran minimizzava i danni del raid notturno, i segnali della diplomazia faticano a emergere. L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea) ha chiesto un incontro urgente all’Iran per verificare lo stato del programma nucleare, mentre la Casa Bianca rivendica la riuscita dell’operazione: «Trump ha ottenuto l’inimmaginabile», ha scritto la portavoce Karoline Leavitt.
Ma sul campo, la situazione resta instabile. Le parole del ministro della Difesa israeliano Israel Katz sono chiare: «Risponderemo con forza a ogni ulteriore violazione». Teheran, dal canto suo, ha confermato l’intenzione di ripristinare le infrastrutture nucleari, mentre dal carcere di Evin è stato ordinato il trasferimento di detenuti per motivi di sicurezza. La guerra è finita solo sulla carta, ma la pace è ancora un miraggio.
