
Un abbraccio, una banana per colazione e un “Mamma, resta qui”. Sono le ultime immagini e parole che Katherine Alvarez Vasquez, 28 anni, ha della sua bambina, Kata (Kataleya Mia Alvarez Vasquez), scomparsa nel nulla il 10 giugno 2023 dall’ex hotel Astor di Firenze. Una tragedia consumatasi in un ambiente degradato e violento, dove il racket delle stanze era la regola. A distanza di quasi 2 anni, il mistero si infittisce e le indagini sono a un punto morto. Cosa è successo davvero a quella scala esterna? E chi è l’ombra che ha portato via Kata?
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L’ultima immagine di Kata e il terrore all’ex hotel
Il quartiere popolare di Novoli, a nord di Santa Maria Novella, custodisce il luogo di una delle più inspiegabili sparizioni italiane: l’ex albergo Astor di via Maragliano. Chiuso nel 2020 e poi occupato illegalmente da una comunità eterogenea, lo stabile era diventato il teatro di una crescente malavita, tra “schiamazzi, urla, litigi, spari e racket,” come riportato dalle cronache. La madre di Kata, la peruviana Katherine Alvarez Vasquez, ha raccontato il dramma di quel 10 giugno. L’ultima volta che ha visto la figlia è stato la mattina. “Mi sono preparata per andare a lavorare e lei mi ha abbracciato. ‘Mamma, resta qui’, mi ha detto. Le ho spiegato che non potevo, le ho lasciato una banana per colazione e sono uscita”. Al rientro, la bambina non c’era più. Il panico è scattato solo dopo un’ora, quando il fratellino Lenny è rientrato da solo.
L’ultima traccia concreta di Kata è un filmato delle 15:32 che la riprende mentre scende la scala esterna dell’hotel. Poi, il nulla. L’ipotesi più accreditata dagli inquirenti è che la piccola sia stata prelevata da un cortile interno, scavalcando un muro di recinzione per sbucare in una via laterale, eludendo la videosorveglianza esterna. Un piano organizzato con una conoscenza profonda dell’edificio, oggi sigillato e recentemente venduto all’asta.

Piste oscure: dal racket delle stanze al sequestro per vendetta
Fin dall’inizio, le indagini della Procura di Firenze hanno esplorato diverse piste: dal traffico di droga al racket delle stanze, dallo scambio di persona a possibili abusi a sfondo sessuale. Nessuna di queste ha trovato riscontri solidi, lasciando il caso in un drammatico stallo. Inizialmente, i sospetti si erano concentrati su due donne e un uomo rumeno, ripresi dalle telecamere mentre lasciavano l’hotel con due trolley e un borsone di grandi dimensioni, potenzialmente in grado di occultare la bambina. Anche in questo caso, le analisi non hanno rilevato tracce della piccola.
Attualmente, gli unici due indagati restano lo zio materno, Abel Alvarez Vasquez, detto Dominique (29 anni), e lo zio paterno, Marlon Edgar Chicclo (19 anni), entrambi per sequestro di persona a scopo di estorsione, sebbene la loro posizione sia a rischio di archiviazione. A legare lo zio Abel al contesto violento c’è un episodio antecedente alla scomparsa: un raid punitivo, legato proprio al racket delle stanze, che aveva portato un 40enne dell’Ecuador a precipitare dal terzo piano per paura di essere ucciso. Per la Procura, il rapimento di Kata potrebbe essere una vendetta legata a quel giro di violenza. La madre, tuttavia, non crede a questa pista: “Di screzi all’ex hotel ce ne sono stati, ma nessuno così grave da portare al sequestro di una bambina”.
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