
La vicenda della famiglia nel bosco registra un nuovo, rilevante sviluppo giudiziario. La Corte d’Appello ha confermato l’orientamento del Tribunale per i Minorenni, respingendo il rientro immediato dei tre figli presso i genitori. Rimane quindi la sospensione della responsabilità genitoriale e la permanenza dei minori in una casa famiglia, dove si trovano dal 20 novembre.
Il provvedimento è arrivato dopo diverse settimane di verifiche, monitoraggi e colloqui. I magistrati hanno valutato le condizioni di vita della coppia e lo stato psicofisico dei bambini, ritenendo necessario proseguire la collocazione protetta come misura più adeguata alla loro tutela.
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Le condizioni dei bambini e il percorso nella casa famiglia
I tre figli della famiglia nel bosco, una bambina di otto anni e due gemelli di sei, erano stati inizialmente descritti come quasi totalmente privi di alfabetizzazione. Secondo gli atti, al momento dell’ingresso nella comunità risultavano in grado unicamente di scrivere il proprio nome. All’arrivo nella casa famiglia, i bambini sarebbero apparsi disorientati di fronte a situazioni quotidiane, mostrando timori anche verso gesti comuni della vita domestica. Con il passare delle settimane sono stati però registrati miglioramenti e un progressivo adattamento al nuovo contesto, elementi riconosciuti anche dai giudici.
Nonostante i passi in avanti e la collaborazione attribuita alla madre durante il periodo di osservazione, al termine del secondo mese sono rimaste persistenti criticità. Tra queste, una particolare richiesta avanzata dalla donna, destinata a tornare al centro dell’attenzione nel proseguo del procedimento.
Le “ossessioni ambientali” al centro della valutazione dei giudici
Nel provvedimento della Corte d’Appello assume particolare rilievo il tema delle presunte “ossessioni ambientali” attribuite alla madre. Secondo quanto emerge, il punto più discusso riguarderebbe la richiesta avanzata dalla donna di utilizzare esclusivamente spazzolini con crini di asino anche all’interno della struttura che ospita i figli.
Un elemento che, pur apparendo secondario, è stato valutato come indicativo di uno stile di vita estremamente rigido. Nelle motivazioni, i giudici ritengono che questo approccio possa incidere sull’equilibrio e sulla crescita dei minori, rendendo necessaria una prosecuzione del percorso di tutela.
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