L’operazione dei carabinieri e il ruolo della DDA
L’attività investigativa è stata condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo partenopeo, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. Gli investigatori hanno ricostruito movimenti, contatti e abitudini del latitante, mantenendo il massimo riserbo per evitare fughe di notizie che potessero compromettere l’operazione.
Secondo quanto emerso, Andolfi aveva scelto di non allontanarsi dal territorio napoletano, contando su una rete di protezione locale e su un nascondiglio progettato per resistere a perquisizioni rapide. Una strategia che gli ha permesso di rimanere invisibile per anni, fino alla localizzazione definitiva.

I legami con il clan Andolfi-Cuccaro
Ciro Andolfi è ritenuto contiguo al clan Andolfi-Cuccaro, gruppo criminale attivo proprio nell’area di Barra e nella zona Est di Napoli. Le indagini e le condanne definitive lo collocano in un sistema fatto di estorsioni, rapporti corruttivi e controllo del territorio, tipico delle organizzazioni mafiose locali.
Il suo arresto rappresenta un colpo significativo per il contesto criminale di riferimento, soprattutto perché riguarda un soggetto che, nonostante la latitanza, continuava a essere considerato una figura rilevante negli equilibri del clan.
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Il bilancio delle catture nel 2025
Con l’arresto di Andolfi, salgono a 22 i latitanti catturati nel 2025 dai carabinieri del Comando Provinciale di Napoli. Un dato che evidenzia l’intensificazione delle attività di contrasto alla criminalità organizzata sul territorio e l’attenzione costante verso soggetti ritenuti strategici per i clan.
L’operazione conferma come le forze dell’ordine continuino a puntare su indagini di lungo periodo, basate su osservazione, analisi dei contatti e conoscenza profonda del territorio, per arrivare alla cattura di latitanti anche dopo anni di fuga.