Vai al contenuto
Questo sito contribuisce alla audience di

Liliana Resinovich, il fratello: “Penso sia stato il marito”

liliana resinovich giallo coltelli

Liliana Resinovich, siamo alla svolta: l’ipotesi agghiacciante – Quattro anni sono passati, ma il caso di Liliana Resinovich resta una ferita aperta. Non solo per Trieste, ma per chiunque continui a seguirne gli sviluppi con un misto di inquietudine e incredulità. Liliana, 63 anni, pensionata, scompare la mattina del 14 dicembre 2021 come se si fosse dissolta nel nulla. Nessun messaggio, nessun segnale, nessuna traccia immediata. Un’assenza che fin da subito appare anomala, difficile da spiegare. Per settimane la città vive sospesa, mentre familiari, amici e forze dell’ordine cercano risposte. Poi, il 5 gennaio 2022, arriva la notizia che cambia tutto: il corpo di Liliana viene ritrovato in un boschetto dell’ex Ospedale psichiatrico di San Giovanni. La scena è di quelle che restano impresse per sempre: il cadavere avvolto in due sacchi neri, la testa chiusa in altri due sacchetti, stretti al collo con un cordino. Un’immagine che ha trasformato una scomparsa in uno dei gialli più oscuri della cronaca italiana recente.

Liliana Resinovich, siamo alla svolta: l’ipotesi agghiacciante

Nei mesi successivi al ritrovamento si susseguono indagini, perizie, esami medico-legali, fino alla riesumazione del corpo. All’inizio, la pista privilegiata dagli inquirenti è quella del suicidio, un’ipotesi che però convince poco una parte dell’opinione pubblica e soprattutto i familiari. Il punto di svolta arriva quando il Gip Luigi Dainotti respinge la richiesta di archiviazione avanzata dalla pm Maddalena Chergia. Non un semplice rinvio, ma un atto durissimo: oltre venti punti in cui il giudice indica le criticità dell’indagine e una parola chiave che cambia la prospettiva dell’intero fascicolo: omicidio. Da quel momento, il caso Resinovich prende una direzione completamente diversa. Non più una tragedia personale, ma un possibile delitto ancora tutto da ricostruire. Un ribaltamento che riaccende i riflettori mediatici e restituisce forza a chi, fin dall’inizio, ha sempre escluso l’ipotesi del gesto volontario.

Un’inchiesta che non è mai uscita dal radar

Il cosiddetto “caso di Lilly” non ha mai smesso di far discutere. Dai programmi di approfondimento nazionale, con Quarto Grado in prima linea, fino alla copertura costante dei media locali, ogni nuovo dettaglio viene analizzato, discusso, spesso contestato. Oggi l’indagine è affidata alla pm Ilaria Iozzi e condotta dalla polizia di Stato nel massimo riserbo. Un silenzio che alimenta attese e speculazioni. Al momento c’è un solo indagato: Sebastiano Visintin, marito di Liliana, arrotino di professione. Visintin si è sempre dichiarato innocente e, va detto con chiarezza, non esistono prove definitive a suo carico. È una figura controversa, che divide l’opinione pubblica tra chi lo ritiene estraneo ai fatti e chi invece è convinto del contrario. In assenza di una verità giudiziaria, il processo mediatico ha già emesso mille sentenze diverse, spesso opposte tra loro.

Scopriamo tutti i dettagli nella pagina successiva

Successiva
Pagine: 1 2
powered by Romiltec

©Caffeina Media s.r.l. 2025 | P. IVA: 13524951004


Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure