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Marco Simoncelli, il retroscena del medico: “Cosa vidi quando aprì la bara”

Marco Simoncelli, il retroscena del medico: “Cosa vidi quando aprì la bara” – È passato più di un decennio, ma il dolore per la morte di Marco Simoncelli resta una ferita aperta nel mondo del motociclismo. Era il 23 ottobre 2011, quando il giovane pilota romagnolo perse la vita durante il Gran Premio di Malesia, sul circuito di Sepang. Aveva solo 24 anni, e quella caduta fatale – con l’impatto tremendo e le immagini trasmesse in diretta in tutto il mondo – segnò un punto di non ritorno per chiunque amasse le corse. Tra coloro che non hanno mai dimenticato quel giorno c’è Claudio Costa, il medico leggendario della MotoGP, fondatore della Clinica Mobile e figura quasi paterna per intere generazioni di piloti.

Marco Simoncelli, il retroscena del medico: “Cosa vidi quando aprì la bara”

Ospite del podcast The BSMT, Costa è tornato a parlare di quel tragico pomeriggio, svelando un ricordo personale, tenero e insieme doloroso, legato proprio agli ultimi momenti di Marco. «Sulla griglia di partenza Marco aveva in testa un asciugamano al contrario. Il padre lo bruciò, considerandolo un segnale sfavorevole», ha raccontato. «Se fossi stato presente gli avrei detto che gli dei quel giorno non lo avrebbero aiutato a vincere, ma che avrebbe trionfato il weekend successivo a Valencia».

“La superstizione non è una debolezza, è un modo per sopravvivere”

Nel suo racconto, Costa non giudica la superstizione, anzi la considera una forma di difesa contro l’imponderabile. «La superstizione ti dà l’illusione di poter controllare una realtà che non è sempre favorevole all’uomo», spiega. Per un medico abituato a soccorrere piloti feriti, spesso in condizioni disperate, è un modo per restare ancorati alla speranza. Marco, dice, “era un ragazzo istintivo, puro, coraggioso fino all’incoscienza. In lui convivevano la spavalderia del campione e la fragilità dell’uomo”.

Costa, che per decenni è stato il primo volto a correre in pista dopo ogni incidente, conosce bene la linea sottile che separa la vita dalla morte. «Quando un pilota cade, il tempo si ferma», ha detto una volta. «Per chi è cresciuto come lui in mezzo ai motori, non esiste paura: esiste solo la voglia di andare più forte, sempre». Simoncelli, soprannominato Sic, rappresentava proprio questo spirito: talento naturale, sorriso contagioso e quella leggerezza che nascondeva una fame di vita straordinaria.

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