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Mattia, andò in coma a 4 anni dopo aver mangiato formaggio: poco fa è arrivata questa notizia

Mattia Maestri oggi ha oggi 11 anni: ne aveva 4 quando ha contratto la Seu, per aver mangiato del formaggio di latte crudo. Quando i genitori lo portarono in ospedale era in condizioni gravissime, ma non è stato visitato dalla pediatra perchè “troppo stanca” per valutare il caso. Per questo è stata rinviata a giudizio per lesioni e rifiuto di atti d’ufficio. È successo a Treno nel 2017. Da allora il piccolo è in coma da sette anni, ma per lui stando al racconto dei genitori, non c’è più nulla da fare. E poco fa è arrivata questa notizia.

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5 giugno 2017, Mattia va in coma dopo aver mangiato formaggio

Mattia Maestri il 5 giugno del 2017 mangia un pezzo di formaggio prodotto con latte crudo Due Laghi del caseificio sociale di Coredo in Val di Non. Il prodotto, si scoprirà successivamente, è contaminato da escherichia coli. Il bambino di 4 anni contrae la sindrome emolitico-uremica (Seu). Al Corriere della Sera il padre del bambino ha raccontato: “Da sette anni la nostra vita è un inferno, da quando nostro figlio è in stato vegetativo, ma continuiamo a combattere perché tragedie simili non devono ripetersi. Certo, c’è molta rabbia verso la dottoressa, quei tre giorni sono stati importanti, ma la colpa principale rimane del caseificio, se mio figlio non avesse mangiato quel formaggio starebbe bene. Eppure era un prodotto consigliato proprio per la merenda dei bambini“.

Poi racconta il giorno dell’incidente: Mattia, “dopo aver mangiato il formaggio — ne era ghiotto — si è sentito subito male, siamo corsi prima all’ospedale di Cles dove l’hanno tenuto in osservazione, poi visto l’aggravarsi della situazione l’hanno trasferito a Trento. Al pronto soccorso pediatrico, la dottoressa che lo visitava ha chiesto un consulto alla pediatra, che però le ha risposto: non adesso, sono stanca è tutto il giorno che corro. L’abbiamo sentita noi“. (continua dopo la foto)

mattia formaggio

L’operazione sbagliata

Gian Battista, il papà di Mattia dice che la dottoressa, una chirurga, “a quel punto l’ha portato nel suo reparto dove è stato operato di appendicite, in quelle condizioni, ma non si trattava di quello. Se la pediatra l’avesse visitato, almeno non l’avrebbero operato e magari non sarebbe peggiorato“. Invece è entrato in coma ed è stato ricoverato per un mese in terapia intensiva all’ospedale di Padova e per un anno in una clinica riabilitativa a Conegliano “dove – continua il padre – ci hanno potuto solo insegnare come gestirlo a casa, ormai era in uno stato vegetativo insanabile. Mia moglie si è licenziata e da quel momento lo gestisce giorno e notte

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