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“Fatemi dire una cosa”: Meloni e il parere inatteso del cardinale Ruini

“Fatemi dire una cosa”: Meloni e il parere inatteso del cardinale Ruini

Il panorama politico italiano si arricchisce di una voce autorevole e, per certi versi, sorprendente: quella del cardinale Camillo Ruini, presidente emerito della Cei, che offre una riflessione schietta e a tratti inaspettata sul governo guidato da Giorgia Meloni. In un’intervista al quotidiano La Stampa, Ruini non solo elogia la premier, ma disegna anche uno scenario politico dove le radici cristiane giocano un ruolo centrale, senza però rimpiangere vecchi partiti. E non mancano osservazioni pungenti sul possibile coinvolgimento in politica di Pier Silvio Berlusconi.

Meloni

Meloni: un governo che funziona

Per il cardinale Ruini, la gestione di Giorgia Meloni si caratterizza per una concretezza non comune nell’attuale contesto italiano: “Abbiamo Giorgia Meloni che è davvero molto brava e che ha saputo circondarsi di collaboratori di riconosciuto valore come il sottosegretario a Palazzo Chigi Alfredo Mantovano, giurista cattolico di indubbio spessore” (La Stampa). La fiducia espressa verso la premier si basa anche sull’abilità di costruire una squadra che rispetta e riflette valori solidi e una chiara identità. In particolare, Mantovano viene definito una “figura di garanzia”, capace di coniugare competenza tecnica e impegno cristiano, sottolineando come la politica possa ancora fare affidamento su persone capaci e responsabili.

“Fatemi dire una cosa”: Meloni e il parere inatteso del cardinale Ruini

Radici cristiane e stabilità politica

Il cardinale Ruini evidenzia come la presenza di Fratelli d’Italia nel governo contribuisca a una stabilità politica che ricorda i migliori momenti di Forza Italia. Non a caso afferma: “Ora in Italia c’è una certa stabilità – ha aggiunto il card. Ruini – con un partito come Fratelli d’Italia che può contare all’incirca sul volume di consensi che aveva Forza Italia nel periodo più favorevole“. Per Ruini, la distinzione destra-sinistra rimane un fatto strutturale e inevitabile, allineato a quanto succede nel resto d’Europa, ma la vera novità è il ritorno esplicito alle radici cristiane nella politica italiana. L’ex presidente della Cei osserva con favore che, dopo la fine della Dc e dell’unità politica dei cattolici, sia possibile impegnarsi in vari partiti mantenendo una testimonianza cristiana: “L’albero si riconosce dai frutti e adesso lo si vedrà sulla difesa dei valori“, conclude.

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