
Negli ultimi due giorni, il filo diretto tra Volodymyr Zelensky e Donald Trump si è acceso più che mai. Due telefonate in meno di 48 ore, scambi intensi e, soprattutto, un clima che fa pensare a una nuova fase del conflitto ucraino. Sul tavolo ci sono i missili a lungo raggio Tomahawk, un’arma che potrebbe cambiare l’equilibrio della guerra e spingere il fronte ucraino ben oltre la linea del Donbass. Ma mentre Kiev parla di “dialogo produttivo”, dal Cremlino arriva un monito gelido. Al centro, il Presidente degli Stati Uniti, Trump, che come il leader ucraino ha ricordato: “Se ferma l’offensiva a Gaza, può fermare anche Mosca“.

Zelensky e Trump, due telefonate in 48 ore: il pressing sull’America
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non nasconde la frenesia diplomatica delle ultime ore. “Ho appena parlato con il presidente Usa Donald Trump – per la seconda volta in due giorni – e anche la conversazione di oggi è stata molto produttiva”, ha dichiarato su X.
Nelle sue parole si avverte l’urgenza di un Paese che continua a resistere sotto i bombardamenti e che chiede di più: difesa aerea, resilienza, e soprattutto capacità a lungo raggio per colpire la Russia “in profondità”.
Dall’altra parte, Donald Trump — tornato alla Casa Bianca come protagonista del nuovo corso americano — starebbe valutando la fornitura dei missili Tomahawk a Kiev, un passo che segnerebbe una svolta nella strategia occidentale. Zelensky, nel frattempo, ringrazia pubblicamente e si dice fiducioso: i team di entrambi i Paesi stanno già “facendo i preparativi”.


Missili a lungo raggio per Kiev: l’ombra lunga di Mosca
Dietro la formula diplomatica “rafforzare le capacità difensive” si cela qualcosa di più: la possibilità che l’Ucraina possa colpire il territorio russo, fino a Mosca.
Secondo quanto riportato dal Financial Times e ripreso da Fanpage.it, gli Stati Uniti avrebbero già iniziato a fornire assistenza tecnica e informativa per permettere a Kiev di condurre attacchi a lungo raggio contro infrastrutture energetiche russe, inclusi impianti petroliferi situati ben oltre il fronte.
Fonti citate dal quotidiano britannico parlano di un supporto mirato dell’intelligence americana nella pianificazione delle missioni con droni, dalla scelta delle altitudini fino ai percorsi più sicuri per eludere le difese aeree. Un’operazione silenziosa, intensificatasi “a partire da metà estate”, che non era mai stata resa pubblica fino a oggi.
Durante la conversazione telefonica di luglio, sempre secondo il Financial Times, Trump avrebbe chiesto a Zelensky se Kiev sarebbe stata in grado di colpire Mosca qualora Washington fornisse armi a lungo raggio. Una domanda che oggi, con due nuove telefonate a distanza di poche ore, assume il peso di una strategia già delineata. Gli sviluppi hanno cominciato a far tremare Mosca che non ha tardato ad ammonire i due leader.
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