
Il rogo scaturito dalla ciabatta con l’albero di Natale: si indaga
Secondo le prime ricostruzioni, riportate da Rainews, le fiamme si sarebbero sviluppate nel soggiorno dell’abitazione occupata dalla vittima. Alcune prese elettriche sono state trovate annerite e proprio da lì potrebbe essere partito l’incendio. Collegate alla stessa ciabatta c’erano l’albero di Natale e una stufetta elettrica: un carico di potenza ritenuto eccessivo, che avrebbe provocato il surriscaldamento, l’innesco delle fiamme e poi la rapida diffusione del fumo, che ha invaso l’intero appartamento.
Incendio Udine, la scoperta del corpo e i dubbi sulle cause della morte
Quando i soccorritori sono entrati nell’appartamento al secondo piano, la situazione era già compromessa. La donna, una cittadina russa di 68 anni, Alla Tcheranovskaya, è stata trovata riversa a terra, priva di conoscenza, in un’abitazione ormai satura di fumo. Trasportata all’esterno dai Vigili del fuoco, è stata affidata al personale medico, che non ha potuto fare altro che constatarne il decesso.
Resta ora da chiarire un aspetto cruciale dell’incendio a Udine: stabilire se la morte sia avvenuta prima dello scoppio delle fiamme o se sia stata causata dall’inalazione di fumo. Le forze dell’ordine stanno lavorando per ricostruire con precisione la dinamica dell’accaduto, mentre sul posto sono intervenuti anche gli agenti della Polizia di Stato. Le fiamme, nel frattempo, sono state circoscritte al solo soggiorno, evitando danni strutturali più gravi all’edificio e scongiurando conseguenze per gli altri residenti.
A raccontare quei momenti concitati è anche una vicina di casa: “Entrando ha sentito forte odore di fumo, fino al pianerottolo”. Un dettaglio che restituisce la rapidità con cui il fumo si è propagato e che rafforza l’ipotesi di un incendio sviluppatosi in pochi istanti, senza lasciare scampo.

Tragedia prima delle feste, chi era la vittima
Dietro i numeri e le ipotesi tecniche dell’incendio a Udine c’è però la storia di una donna che nel quartiere era tutt’altro che sconosciuta. Alla Tcheranovskaya viveva da circa vent’anni in quell’appartamento di sua proprietà in via Grazzano. Lavorava come traduttrice e interprete di russo ed era considerata da molti una persona “coltissima”, curiosa, generosa.
Non una “tragedia della solitudine”, tengono a sottolineare amici e vicini. Tra coloro che la conoscevano c’era anche il giornalista Toni Capuozzo, che la ricorda così: “Una persona colta gentile interessante, anche allegra non era l’immagine di una persona sola una straniera in un paese lontano, era ben inserita (….) so che aveva una casa con molti libri, questa era la persona che conoscevo, una persona per bene”.
Chi abitava nello stabile o la frequentava racconta di una donna sempre pronta ad aiutare, in particolare i connazionali russi ma anche cittadini ucraini in difficoltà. Li accompagnava in ospedale, negli uffici pubblici, offrendo supporto linguistico e umano. “Una donna piena di interessi, generosa, chiacchierona (…) lei dedicava tempo alle persone connazionali suoi russi ma anche ucraini e li accompagnava per le traduzioni in ospedale dal medico o se avevano bisogno di andare in qualche ufficio, una donna veramente necessaria a questa umanità”.
Parole che restituiscono il ritratto di una figura profondamente inserita nel tessuto sociale, capace di costruire legami e di rendersi utile agli altri. Un profilo che oggi rende ancora più pesante il silenzio lasciato da quell’appartamento al secondo piano, mentre le indagini sull’incendio a Udine proseguono e la comunità cerca di fare i conti con una perdita improvvisa.