
“Non mangiatele”. Allarme sulle tavole italiane, l’allerta del Ministero –Nel cuore dell’estate, mentre i mercati pullulano di colori, odori e sapori che raccontano il Mediterraneo, c’è una storia che si muove sottotraccia. Una storia fatta di controlli, analisi e silenzi rotti solo da un documento ufficiale. Arriva da un angolo di Sardegna dove il mare è casa, lavoro e identità. Ma stavolta, tra le cassette piene di frutti di mare appena pescati, qualcosa non torna. In apparenza, era solo un carico come tanti. Un lotto lavorato e confezionato in uno stabilimento noto, destinato alle tavole di mezza Italia. Poi, il campanello d’allarme. Gli esami di routine hanno rilevato un problema serio, tale da far scattare il ritiro immediato del prodotto dai punti vendita.

Il richiamo del Ministero: cozze contaminate da Escherichia coli
A dare l’allerta è stato il Ministero della Salute, con un richiamo alimentare pubblicato il 25 luglio 2025. Il provvedimento riguarda un lotto di cozze (mitili) a marchio Olbiesina, prodotte dalla Spano Group Srl nello stabilimento di Olbia, in provincia di Sassari. Il lotto in questione, identificato con il codice ITA/066 e datato 21 luglio 2025, è stato ritirato a causa della presenza di Escherichia coli oltre i limiti di sicurezza previsti per legge. Secondo quanto riportato nel documento ministeriale, il ritiro è stato disposto direttamente dal produttore, che ha rilevato il rischio microbiologico attraverso controlli interni. Il carico, pari a 680 chilogrammi di prodotto, è stato già rimosso dal commercio, ma chi lo avesse acquistato è invitato a non consumarlo e a restituirlo al punto vendita per motivi di sicurezza. Notizia rilanciata in queste ore anche da “Fanpage”.

Cos’è l’Escherichia coli e perché preoccupa
L’Escherichia coli (E. coli) è un batterio che vive normalmente nell’intestino umano e animale. Tuttavia, alcuni ceppi possono diventare pericolosi per la salute, come spiega l’Istituto Zooprofilattico. In particolare, i cosiddetti ceppi produttori di Shiga-tossina (STEC o VTEC) sono in grado di causare gravi infezioni intestinali con sintomi che includono diarrea emorragica. Il rischio non si esaurisce lì: in circa il 5-10% dei casi, soprattutto nei bambini, può svilupparsi una complicanza nota come sindrome emolitico-uremica (SEU). Questa condizione può comportare insufficienza renale acuta, anemia e una drastica riduzione delle piastrine nel sangue. Nei casi più gravi – circa il 20% secondo le stime – la malattia può rivelarsi fatale.
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