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Omicidio di Villa Pamphili, Kaufmann insulta gli italiani: “Ecco cosa siete”

Si faceva chiamare Rexal Ford quando raccontava di essere un produttore di cinema, Matteo Capozzi per affittare barche e fuggire sotto falso nome, ma all’anagrafe americana è Francis Kaufmann, 46 anni. Un uomo dai mille volti, che dopo una vita di bugie è oggi al centro di una delle inchieste più inquietanti degli ultimi anni: il duplice omicidio di Villa Pamphili, a Roma. Una vicenda di inganni, violenza e identità cangianti che scuote le coscienze. Detenuto in Grecia, Kaufmann non vuole essere trasferito in Italia: ecco cosa ha detto.

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Mille nomi, nessuna verità: il killer dai volti multipli

Francis Kaufmann è il vero nome dell’uomo che negli ultimi mesi si è fatto chiamare in mille modi: Rexal Ford, quando millantava produzioni cinematografiche, Matteo Capozzi per affittare barche tra Sicilia e Lazio. Fermato in Grecia il 17 giugno, cercava di lasciare il Paese su un catamarano, con la stessa disinvoltura con cui aveva attraversato il Mediterraneo senza lasciare tracce. Un uomo dalla voce gentile, vestito in modo impeccabile, che per le autorità rappresenta un soggetto manipolativo, pericoloso, con alta capacità di depistaggio. Ma dietro i profili social patinati e le citazioni da regista alternativo, si celerebbe l’autore dell’omicidio della compagna Stella e della figlia Andromeda, una neonata di soli otto mesi.

Il delitto nel cuore di Roma: chi era Stella, la donna senza nome

È il 7 giugno quando due corpi senza vita vengono ritrovati tra la vegetazione di Villa Pamphili, il parco più grande di Roma. La bambina è stata strangolata, la madre – ancora senza identità certa – forse morta giorni prima, nascosta tra i cespugli. La chiamavano Stella, ma secondo alcuni conoscenti quel nome era solo un soprannome: una donna dell’Est, forse russa o islandese, descritta come «un genio dell’informatica, una sorta di hacker», che trattava dati sensibili per grandi aziende.

A Marsascala, Malta, dove la bimba sarebbe nata, non esiste alcuna registrazione ufficiale. Una vicina ricorda di aver visto Kaufmann spesso, sempre da solo, con una carrozzina. Mai un sorriso, mai una parola in più del necessario.

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