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Papa Leone, la decisione su Becciu spiazza tutti: cosa è successo

I paradossi del “processo del secolo”

Il paradosso che più inquieta gli osservatori è il destino di Perlasca, passato in poche settimane da accusato a “super testimone” del Vaticano. Assolto da ogni addebito, riabilitato con un nuovo incarico e con i conti dissequestrati, è l’unico uscito “pulito” da un’inchiesta che ha travolto molti, ma lasciato indenne proprio chi ne ha determinato l’esito. Becciu, al contrario, è stato esposto, allontanato, privato di stipendio e cittadinanza vaticana, con una condanna basata su un dossier che, secondo la difesa, era costruito su fondamenta fragili.

Anche il ruolo dei “rescripta” pontifici, che hanno modificato le regole del processo in corso d’opera, è stato pesantemente criticato. La giurista Geraldina Boni ha parlato di “zone d’ombra, bizzarre asserzioni, incompetenza canonica” e persino di “violazioni del diritto divino naturale”. Una denuncia clamorosa, che mina alla radice la legittimità dell’intero procedimento.

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Il motu proprio e le cittadinanze concesse prima della sentenza

Un altro elemento sospetto è emerso a ridosso della condanna: il conferimento della cittadinanza vaticana a Pignatone e Diddi, rispettivamente presidente del tribunale e promotore di giustizia, grazie a un motu proprio firmato da Papa Francesco. Una mossa che ha garantito loro anche pensione e stipendi vaticani, in aggiunta a quelli italiani, e che è stata letta da molti come un gesto di protezione e premio, più che di giustizia.

Nel frattempo, altre chat risultano “perse” o omissate, come nel caso di una conversazione da 126 messaggi, di cui solo 8 sono stati resi disponibili alle parti. Questo alone di mistero e opacità alimenta ulteriormente i dubbi su un processo che, nella sua costruzione narrativa, ha sempre più l’aria di una fiction giudiziaria piuttosto che di un’indagine trasparente.

Un perdono che vale come un’accusa

L’udienza concessa oggi da Leone XIV non è solo un gesto di misericordia, ma rischia di essere interpretata come una presa di posizione implicita contro l’intera macchina giudiziaria vaticana. Un segnale a chi ha costruito, gestito e chiuso un processo controverso. E a chi, come Becciu, continua a proclamarsi innocente, ora con un’alleata inattesa: la nuova guida della Chiesa.

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