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Papa Leone, parte la rivoluzione: ora cambia tutto

Silenzioso, riflessivo, affabile. Leone XIV, eletto l’8 maggio come 267° successore di Pietro, è stato inizialmente dipinto dai media come la naturale prosecuzione del pontificato di Francesco. Molti lo hanno definito un Papa in continuità con il predecessore, senza particolari scossoni o decisioni dirompenti. Ma dietro la calma apparente si nasconde una rivoluzione già in atto. «È un rebus avvolto in un mistero dentro un enigma» ha confidato un porporato della vecchia guardia, citando Churchill. Perché Leone XIV, nei suoi primi cento giorni, non ha solo ascoltato e osservato: ha tracciato una linea precisa, distinguendo chi potrà ancora avere spazio e chi, invece, verrà accompagnato con discrezione alla porta.

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Il futuro della Cei e il caso Zuppi

Il primo nome destinato a uscire dai giochi è quello di Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana. Leone XIV non ha gradito alcuni atteggiamenti del cardinale, giudicati inopportuni e fuori tempo. Dal colloquio leggero con Francesco Merlo – in cui Zuppi si era lasciato andare a nostalgiche risate su Bergoglio – fino alla lettura pubblica e interminabile dei nomi dei bambini morti a Gaza, il Papa ha visto in lui un’eccessiva esposizione personale. Un comportamento considerato rischioso proprio mentre il Vaticano tenta una mediazione delicatissima per la pace in Medio Oriente. «La politica estera della Santa Sede la dirige Leone e secondariamente Parolin», ha sottolineato un prelato vicino al Pontefice, chiarendo che non ci sarà spazio per iniziative parallele. Il destino di Zuppi sembra segnato: resterà in carica fino alla scadenza naturale del suo mandato, nel 2027, ma difficilmente sarà riconfermato.

L’era post-gesuiti e il ridimensionamento dei francescani

Se il pontificato di Francesco aveva spalancato le porte del Vaticano a gesuiti e francescani, Leone XIV sembra intenzionato a invertire la rotta. Il Papa, proveniente dall’ordine agostiniano, vuole riportare equilibrio nelle stanze del potere vaticano. Tra i primi osservati speciali c’è Mauro Gambetti, Arciprete della Basilica di San Pietro, elevato a cardinale a soli 53 anni e criticato per la gestione definita “dimessa” della basilica. Leone XIV non ha apprezzato alcune sue libertà, come l’accoglienza del Pontefice in semplice clergyman invece che con la veste cardinalizia, ma soprattutto le uscite non sempre in linea con l’austerità richiesta dal ruolo. Non sono mancate voci di malcontento anche per il ricovero d’urgenza di Gambetti al Policlinico Gemelli, episodio che ha alimentato indiscrezioni sul suo futuro.

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